4 ottobre 2008

Chiesa e contraccezione: che cosa affermavano Paolo VI e Giovanni Paolo II?


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VISITE DEL SANTO PADRE AL QUIRINALE: LO SPECIALE DEL BLOG

Cari amici, sono sfavorevolmente colpita da tanti articoli e commenti che ho letto stamattina a proposito del Messaggio inviato ieri da Papa Benedetto XVI al Congresso internazionale "Humanae vitae: attualità e profezia di un’Enciclica".
C'e' chi parla di restaurazione come se Benedetto XVI avesse modificato (secondo questi commentatori in peggio) la dottrina della Chiesa.
Errore! Il Papa ha semplicemente ribadito il Magistero con toni pero' piu' soft e improntati alla misericordia. Non si e' nascosto i problemi e non ha parlato in termini moralistici.
Non ha affermato dei "no" ma dei "sì" alla vita e all'amore coniugale.
Accanto a coloro che fanno ridere e scrivono di "restaurazione", "affondo", "anatema", c'e' chi prende alla leggera il Messaggio del Papa e sottilmente stigmatizza il fatto che dopo quarant'anni la Chiesa non senta il bisogno di cambiare la dottrina.
Ho letto persino che "a quell’orecchio (quello degli anticoncezionali, nota di Raffaella) Papa Wojtyla non ci sentiva proprio. E nemmeno il suo successore".
Bel battutone! Come se la Chiesa dovesse per forza omologarsi e seguire i segni dei tempi. Corsi e ricorsi storici...tutto cambia come tutto puo' tornare alle radici.
La Chiesa sarebbe gia' scomparsa se si fosse "modernizzata" ad ogni mutamento dei costumi.
Che cosa facciamo se la morale comune cambia? Torniamo sui nostri passi?
Comunque, per confutare il pensiero di certi Cattolici, di certi giornalisti e soprattutto di certi sacerdoti anonimi o mediaticamente sempre presenti sui nostri teleschermi, secondo i quali il Papa vivrebbe fuori dalla realta' e fa passi indietro, rileggiamo che cosa dissero Paolo VI e Giovanni Paolo II a proposito di contraccezione
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Raffaella

ENCICLICA "HUMANAE VITAE" di Paolo VI (1968): da leggere per intero!

Dall'enciclica "Evangelium Vitae" di Giovanni Paolo II:

5. Al problema delle minacce alla vita umana nel nostro tempo è stato dedicato il Concistoro straordinario dei Cardinali, svoltosi a Roma dal 4 al 7 aprile 1991. Dopo un'ampia e approfondita discussione del problema e delle sfide poste all'intera famiglia umana e, in particolare, alla comunità cristiana, i Cardinali, con voto unanime, mi hanno chiesto di riaffermare con l'autorità del Successore di Pietro il valore della vita umana e la sua inviolabilità, in riferimento alle attuali circostanze ed agli attentati che oggi la minacciano.

Quindi TUTTI i Cardinali chiesero al Papa di affermare e riaffermare i concetti poi contenuti nell'Evangelium Vitae, compresi coloro che, oggi, come fossero abbonati assenti in quel Concistoro, criticano l'Humanae Vitae di Paolo VI.
Non faro' noi tanto ci siamo capiti...


Ed ecco il punto fondamentale:

13. Per facilitare la diffusione dell'aborto, si sono investite e si continuano ad investire somme ingenti destinate alla messa a punto di preparati farmaceutici, che rendono possibile l'uccisione del feto nel grembo materno, senza la necessità di ricorrere all'aiuto del medico. La stessa ricerca scientifica, su questo punto, sembra quasi esclusivamente preoccupata di ottenere prodotti sempre più semplici ed efficaci contro la vita e, nello stesso tempo, tali da sottrarre l'aborto ad ogni forma di controllo e responsabilità sociale.

Si afferma frequentemente che la contraccezione, resa sicura e accessibile a tutti, è il rimedio più efficace contro l'aborto. Si accusa poi la Chiesa cattolica di favorire di fatto l'aborto perché continua ostinatamente a insegnare l'illiceità morale della contraccezione.

L'obiezione, a ben guardare, si rivela speciosa. Può essere, infatti, che molti ricorrano ai contraccettivi anche nell'intento di evitare successivamente la tentazione dell'aborto. Ma i disvalori insiti nella «mentalità contraccettiva» — ben diversa dall'esercizio responsabile della paternità e maternità, attuato nel rispetto della piena verità dell'atto coniugale — sono tali da rendere più forte proprio questa tentazione, di fronte all'eventuale concepimento di una vita non desiderata. Di fatto la cultura abortista è particolarmente sviluppata proprio in ambienti che rifiutano l'insegnamento della Chiesa sulla contraccezione. Certo, contraccezione ed aborto, dal punto di vista morale, sono mali specificamente diversi: l'una contraddice all'integra verità dell'atto sessuale come espressione propria dell'amore coniugale, l'altro distrugge la vita di un essere umano; la prima si oppone alla virtù della castità matrimoniale, il secondo si oppone alla virtù della giustizia e viola direttamente il precetto divino «non uccidere».

Ma pur con questa diversa natura e peso morale, essi sono molto spesso in intima relazione, come frutti di una medesima pianta. È vero che non mancano casi in cui alla contraccezione e allo stesso aborto si giunge sotto la spinta di molteplici difficoltà esistenziali, che tuttavia non possono mai esonerare dallo sforzo di osservare pienamente la Legge di Dio. Ma in moltissimi altri casi tali pratiche affondano le radici in una mentalità edonistica e deresponsabilizzante nei confronti della sessualità e suppongono un concetto egoistico di libertà che vede nella procreazione un ostacolo al dispiegarsi della propria personalità. La vita che potrebbe scaturire dall'incontro sessuale diventa così il nemico da evitare assolutamente e l'aborto l'unica possibile risposta risolutiva di fronte ad una contraccezione fallita.

Purtroppo la stretta connessione che, a livello di mentalità, intercorre tra la pratica della contraccezione e quella dell'aborto emerge sempre di più e lo dimostra in modo allarmante anche la messa a punto di preparati chimici, di dispositivi intrauterini e di vaccini che, distribuiti con la stessa facilità dei contraccettivi, agiscono in realtà come abortivi nei primissimi stadi di sviluppo della vita del nuovo essere umano.

dall'Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II

Tutto chiaro, mi pare...
R.

6 commenti:

euge ha detto...

Altrochè se è chiaro Raffaella. Il problema è uno solo la chirezza non fa comodo a chi di proposito non accetta gli insegnamenti della dottrina cristiana compresi coloro, che si stracciano le vesti e si disperano gettando le varie spugne a destra ed a manca, lamentandosi che il linguaggio della chiesa ed ancor di più quello del Papa è incomprensibile; ed invece è tutto chiarissimo e comprensibilissimo ed in questa mancanza di voglia da parte di certi " pastori", io ravviso una spcie di ammutinamento contornato da una grande voglia di non impegno quando oggi, proprio in questa società il messaggio di Cristo specialmente per quanto riguarda il rispetto ed il valore della vita umana, diventa indispensabile. L'incomprensibilità delle parole dei discorsi del Papa è una bufala colossale che nasconde una spiccata voglia di dire " Tanto che parlo a fa? nessuno mi sta a sentire....... meglio stare in chiesa dire quelle quattro o cinque messe giornaliere con omelie che ferebbero sorridere anche un bambino ed il mio dovere è fatto la mia coscienza è a posto. No! troppo facile un vero pastore dice quello che deve anche a costo di far torto a chi scambia la chiesa e la Messa per un passatempo. La verità cara Raffaella e che probabilmente molti non sono preparati per questo; ne culturalmente e ne nella volontà. Ripeto ormai il lavoro del sacerdote che prima era una missione è diventato un lavoro qualunque fatto di burocrazia e di pochissima voglia di predicare e far conoscere Cristo.

Anonimo ha detto...

Raffaella, non so perchè, ma ho la vaga impressione che tu abbia letto un paio di articoletti apparsi stamane su repubblica.
Buon pomeriggio.
Alessia

Raffaella ha detto...

:-)))))))))))
E anche sul Messaggero...eehheheheh

Anonimo ha detto...

scommetto che raffaella si riferisce a un articolo di prosperi e a uno della dazzi.
entrambi osannano il martini scordandosi che è facile fare il progressista amato dai media quando non si hanno responsabilità nella chiesa.

Raffaella ha detto...

Ebbene si'...confesso!
Alessia e Monsignore mi hanno smascherata: ho letto quei due articoli e quello della Giansoldati :-)
R.

euge ha detto...

Per monsignore: immaginavo che dietro a certe dichiarazioni doveva esserci il caro martini.
se non sbaglio durante il Pontificato di Giovanni Paolo II criticò ferocemente anche lui su certi argomenti.
Condivido ciò che dici è facilissimo parlare avendo l'appoggio dei media ma, un conto è parlare ed un conto è agire avendo la responsabilità della Chiesa e dei fedeli e comunque, ribadisco che se consideriamo la difesa della vita in ogni suo momento dalla procreazione alla nascita fino alla sua fine naturale un atteggiamento superato ed anacronistico, allora bisognrebbe rivedere tutti gli insegnamenti della dottrina cattolica sull'argomento e mettere in discussione persino quelli di Cristo.
Mi sembra un tantino esagerato; anche per martini!