2 febbraio 2008
Card. Bertone alla celebrazione per i 40 anni di Sant'Egidio: nel '68 un mondo contro Dio (Corriere ed Avvenire)
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Sant'Egidio Da Prodi a Ciampi per la celebrazione a Roma dei quarant'anni della comunità
Bertone: nel '68 un mondo contro Dio
Il cardinale cita Woody Allen nell'omelia. Poi l'incontro con Napolitano
E' durato 25 minuti il faccia a faccia in un ufficio del Vicariato tra il presidente e il segretario di Stato vaticano
M.Antonietta Calabrò
ROMA — «Dio è morto, Marx è morto... e anch'io non mi sento molto bene». Inizia così, a sorpresa, con la citazione di «questa nota battuta ironica e pessimista di Woody Allen», e genera un attimo di suspense.
Visto che le parole «Dio è morto», risuonano dall'altare della Basilica di san Giovanni in Laterano, la madre di tutte le chiese del mondo. E a pronunciarle è il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone. Poi l'atmosfera si scioglie e nasce un sorriso sulle facce dei presenti. Dall'ex presidente Ciampi, a metà governo dimissionario (Prodi, Rutelli, Fioroni, Bindi), al sindaco di Roma, Veltroni e agli esponenti dell'opposizione (Gianni Letta in prima fila, e gli ex ministri Buttiglione e Marzano).
L'omelia di Bertone, durante la messa per l'anniversario della Comunità di Sant'Egidio, è tutta incentrata sulla speranza vera, evangelica, e su quella «falsa» di «un periodo storico turbinoso e complesso, segnato dall'ideologia e dal senso prometeico di un'umanità che voleva costruire se stessa e il mondo senza Dio o peggio contro di lui». Sono passati infatti quarant'anni anni da quando, nel febbraio del 1968 — sì proprio l'anno della contestazione, degli scontri di Valle Giulia a Roma, dell'occupazione della Sapienza — un ragazzo non ancora ventenne, adesso professore, Andrea Riccardi, fondò in un liceo romano la comunità cattolica che adesso è presente in 70 paesi del mondo.
Lo stato d'animo di insoddisfazione e sfiducia nel futuro sintetizzata da Woody Allen, secondo Bertone, deve lasciare però il posto al «dono» di un cambiamento generato dal piccolo granello di senape, che riesce a diventare un grande albero frondoso. Questa parabola, secondo il Cardinale, si può applicare anche a quella che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano ha definito un'«Italia agitata e confusa». Che ne pensa, cardinale, della crisi di governo? Ce la farà Marini? Ripete per due volte Bertone: «Si legga attentamente l'omelia, lì c'è tutto».
Esce in fretta il segretario di Stato, dal «baciamano» delle autorità (150 vescovi, 14 cardinali, i rappresentanti di tutte le chiese cristiane, dagli ortodossi agli anglicani).
Prodi, accompagnato dalla moglie Flavia, non vuole fare dichiarazioni, ma tutti hanno notato che qualche minuto prima, rientrando in sacrestia al termine della messa, Bertone, con ancora i paramenti indosso, si è mosso per salutare con grande cordialità il presidente Ciampi e la moglie Franca, mentre al presidente del consiglio ha riservato solo una veloce stretta di mano.
Sono le otto di sera quando Bertone entra in un lungo colloquio a quattr'occhi con Napolitano, appena arrivato dal Quirinale, in una delle sale a piano terra del palazzo del Vicariato. E' evidente che non si tratta solo di cerimoniale. L'incontro, faccia a faccia, dura ben 25 minuti. Un tempo necessario per un esame approfondito della delicata situazione politica interna. E' come se, terminate a Palazzo Giustiniani le consultazioni del presidente incaricato Marini, un più alto punto- situazione, sia stato fatto ieri sera tra Vaticano e Stato italiano.
Una conferma, se si vuole, della «vocazione diplomatica » della Comunità di sant'Egidio, che in passato ha «risolto» complicate situazioni in Africa e in altre parti del mondo tanto da essere ribattezzata da Igor Man, «l'Onu di Trastevere». «Alla ispirazione, anzi, alla passione cristiana — ha affermato Napolitano in un breve discorso di saluto — si aggiunge la vostra singolare capacità diplomatica », legata sempre agli «alti ideali » e alla ricerca del «bene comune ». Per questo, ha sottolineato il Capo dello Stato, «gli italiani vi devono essere grati». In tutto, il presidente della Repubblica, accompagnato dalla signora Clio, si è trattenuto, un'ora («La voglia di venire ce l'avevo e il tempo l'ho trovato »). Un salottino particolare con Riccardi e con monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, tra i fondatori di Sant'Egidio e a lungo parroco di Santa Maria in Trastevere. L'ex segretario della Quercia, Fassino, commenta soddisfatto: «Sono passati i tempi del segretario di stato Sodano. Il cardinal Bertone ha quasi fatto un'investitura pubblica di Sant'Egidio, in una celebrazione solenne. Ed è di particolare rilievo che ben due volte abbia sottolineato la particolare benedizione del Papa Benedetto».
© Copyright Corriere della sera, 2 febbraio 2008
Complimenti sinceri al cardinale Bertone per l'interessante citazione nell'omelia.
Non vorrei, pero', che la frase "Dio e' morto" fosse ripescata da qualche saggio fra dieci-quindici anni e attribuita al Segretario di Stato Bertone :-)
Bello l'incontro con Napolitano.
Commento il velocissimo saluto a Prodi con una sola parola: Sapienza :-)
I commentatori dell'Unita' sono serviti...
R.
CRISTIANI E SOCIETÀ
«Sant’Egidio da 40 anni un seme di speranza»
Ieri Bertone ha celebrato l’anniversario della Comunità Napolitano: in un’Italia agitata e confusa, siete un’oasi di serenità
DA ROMA MIMMO MUOLO
Quaranta anni fa era come il granello di senapa della parabola evangelica. Oggi, dice il cardinale Tarcisio Bertone, è un «albero rigoglioso che da Roma estende i suoi rami in altre città e paesi, in Europa e in varie parti del mondo ». Al punto che, aggiunge Giorgio Napolitano, «rappresenta una risorsa importante anche per la diplomazia italiana». È il doppio prestigioso riconoscimento che nel giorno del suo 40° compleanno la Comunità di Sant’Egidio riceve dal Segretario di Stato vaticano e dal presidente della Repubblica. Il porporato presiede la Messa nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Il capo dello Stato partecipa al ricevimento che si svolge nel Palazzo Lateranense e, prendendo la parola dopo il saluto del fondatore Andrea Riccardi – che lo ringrazia per aver trovato «il tempo e la voglia di essere presente, pur in un frangente di alte a gravi responsabilità» – sottolinea: «La voglia ce l’avevo, il tempo l’ho trovato, sapendo che avrei potuto rasserenarmi nella Comunità di Sant’Egidio, un’oasi di pace e serenità in un’Italia in questo momento così agitata e confusa».
In effetti sia la Messa, sia la festa confermano quanto sia apprezzato il servizio che in questi 40 anni l’ex granello di senape piantato in un liceo romano nel 1968 ha reso non solo a Roma, ma a diversi Paesi nel mondo. Un messaggio di speranza, di amore, di fede, certo controcorrente in un’epoca come la nostra «sempre meno fiduciosa nel futuro», come sottolinea il cardinale Bertone, mettendo in evidenza proprio il contrasto tra la speranza e la sfiducia. Poco prima, infatti, il porporato aveva cominciato la sua omelia con una citazione ad effetto.
La famosa frase di Woody Allen secondo cui «Dio è morto, Marx è morto... e anche io non mi sento molto bene!». Che cosa bisogna fare in questa situazione, si chiede dunque il porporato? Una delle risposte più calzanti, fa intendere Bertone, sta proprio nella quarantennale esperienza di Sant’Egidio. In sostanza la fede nel «miracolo dell’amore di Dio che fa germogliare e crescere ogni seme di bene sparso sulla terra». La comunità trasteverina ha avuto inizio, «in un periodo storico turbinoso e complesso segnato dall’ideologia e dal senso prometeico di un’umanità che voleva costruire se stessa e il mondo senza Dio o peggio contro di Lui». A questo scenario il fondatore Andrea Riccardi, monsignor Vincenzo Paglia, oggi vescovo di Terni-Narni- Amelia, il presidente Marco Impagliazzo e tutti gli altri volontari della comunità, hanno opposto un «progetto di fede e di amore – prosegue Bertone – che ha al centro di tutto Cristo» e che ispira continuamente il «farsi prossimo» degli ultimi. Ecco allora, aggiunge il cardinale segretario di Stato, che «i poveri sono divenuti vostri amici e familiari». «Essi fanno parte della grande famiglia di Sant’Egidio perché non sono solo assistiti, ma vengono accolti in un circuito di amicizia e familiarità».
Il porporato ricorda per esempio l’impegno per i malati di Aids, i carcerati, i bisognosi di ogni tipo e conclude: «La comunità di Sant’Egidio ha ascoltato e fatto suo il dramma di tante lacerazioni e si è impegnata per favorire l’unità e la pace in un cammino di dialogo tra le religioni e culture nello spirito di Assisi. Vi rinnovo il mio incoraggiamento ma soprattutto quello del santo Padre, che si unisce alla vicinanza spirituale e all’amicizia dei cardinali e vescovi e dei tanti amici qui presenti».
Parole, queste, che vanno lette in parallelo con «il riconoscimento ed augurio » rivolto poco dopo dal Capo dello Stato «a nome di tutti gli italiani ». Un riconoscimento dovuto, dice, «per la dedizione che avete dimostrato alla causa della pace e dei diritti umani». «Voi – prosegue il presidente – rappresentate una realtà originale. Vi ha mosso in questo impegno la vostra profonda azione cristiana e una capacità di guardare lontano. E alla grande intelligenza per le cose del mondo avete unito una singolare capacità diplomatica per la costruzione anche di nuovi Stati e per delle società più libere e coese». «Ora, però, basta – scherza Napolitano raccogliendo l’applauso dei presenti – sennò mi chiamano dal ministero degli Esteri e mi dicono di avere esagerato ».
La Sala della Conciliazione e quelle attigue sono gremite, come lo era, durante la Messa anche la Basilica di San Giovanni. Con il cardinale Bertone concelebrano 13 altri porporati e un centinaio di vescovi giunti da diversi continenti. Tra gli altri vi sono Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, e JeanLouis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Fra i vescovi c’è anche il segretario generale della Cei, Giuseppe Betori, e l’assistente generale dell’Azione Cattolica, Domenico Sigalini.
Nutrita anche la rappresentanza ecumenica e il patriarca Alessio II ha inviato un messaggio augurale. Vi sono poi, tra gli altri il presidente del consiglio Romano Prodi, i ministri Rosy Bindi, Francesco Rutelli e Giuseppe Fioroni, l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il presidente della regione Lazio, Piero Marrazzo e il sindaco di Roma Walter Veltroni. Dal presidente della Camera Fausto Bertinotti giunge un messaggio di auguri.
Il grazie a nome della comunità lo esprime il fondatore Andrea Riccardi. «Questa festa non è il momento per noi di trionfalismi, ma di scegliere come continuare a provare a cambiare (se si può) il mondo in meglio».
© Copyright Avvenire, 2 febbraio 2008
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1 commento:
"I commentatori dell'Unita' sono serviti..."
Ben detto, cara Raffaella!
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