7 febbraio 2008

I rabbini al Papa: pausa nel dialogo (Accattoli per "Il Corriere della sera")


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I rabbini al Papa: pausa nel dialogo

L'assemblea italiana protesta: si impone un momento di riflessione
Il comunicato firmato dal presidente Laras: la nuova versione della preghiera è una sconfitta del dialogo


Luigi Accattoli

ROMA — L'Assemblea rabbinica italiana vede nella nuova preghiera «per gli ebrei» pubblicata l'altro ieri dall'«Osservatore romano» una «sconfitta del dialogo» che impone «una pausa di riflessione» in ordine alla sua «prosecuzione ».
Per il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni quella preghiera costituisce una «marcia indietro di 43 anni» perché richiama la finalità della «conversione» degli ebrei alla Chiesa cattolica. Per David Rosen, presidente del Comitato ebraico internazionale per le consultazioni interreligiose (Ijcic), è un «passo indietro rispetto alla strada intrapresa con il secondo Concilio vaticano ».
Si tratta di una preghiera di nuova formulazione destinata a sostituire quella tradizionale contenuta nel vecchio messale, il cui uso Benedetto XVI ha reso più facile con un «motu proprio» pubblicato il luglio scorso. Essa sarà usata fin da quest'anno nella liturgia del Venerdì santo ma solo nelle chiese dove un gruppo di cultori del vecchio rito ne faccia richiesta.
Nella normalità delle celebrazioni continuerà a essere usata la preghiera contenuta nel messale di Paolo VI (1970) che non allude più alla conversione degli ebrei. Nel testo dell'altro ieri invece i fedeli vengono invitati a pregare affinché gli ebrei «riconoscano Gesù Cristo salvatore di tutti gli uomini».
La protesta più impegnativa — al momento — è quella espressa dall'Assemblea rabbinica italiana con un comunicato firmato dal presidente Giuseppe Laras: la nuova preghiera costituisce «una sconfitta dei presupposti stessi del dialogo » ed è «solo apparentemente meno forte» di quella tradizionale (che conteneva le espressioni «accecamento» e «tenebre», dalle quali gli ebrei dovevano essere «liberati»).
Con questa preghiera — continua il comunicato — «si legittima anche nella prassi liturgica un'idea di "dialogo" finalizzato, in realtà, alla conversione degli ebrei al Cattolicesimo, cosa che è ovviamente per noi inaccettabile».
Questa è la severa conclusione: «In relazione alla prosecuzione del dialogo con i cattolici, si impone quantomeno una pausa di riflessione che consenta di comprendere appieno gli effettivi intendimenti della Chiesa cattolica circa il dialogo stesso». Come a dire: attendiamo chiarimenti.
Per il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni il nuovo testo «non è un fulmine a cielo sereno: nei mesi scorsi avevamo fatto presente le nostre perplessità e ci avevano dato ampie assicurazioni, ma ora ci troviamo davanti al peggio». Come causa dell'«inciampo» Di Segni indica il problema «dell'immagine del popolo ebraico per la Chiesa cattolica », dove «la domanda è sempre la stessa: cosa ci stanno a fare gli ebrei su questa terra?» Conclusione: «Se questo è il presupposto del dialogo, è intollerabile. Evidentemente la Chiesa ha il problema di riscoprire i fondamenti della sua ortodossia ». Protestano anche i tradizionalisti cattolici legati alla vecchia liturgia. Una nota dell'associazione «Una Vox» si chiede come mai si sia «ritenuto indispensabile cambiare una preghiera usata per secoli: la Chiesa si vergogna del suo passato, della sua preghiera, della sua dottrina?»

© Copyright Corriere della sera, 7 febbraio 2008


Il portavoce

La comunità ebraica di Milano «Stupisce l'insistenza su quel punto»

MILANO — «Provo stupore. Senza acrimonia: non capisco perché», dice Yasha Reibman, portavoce della comunità ebraica di Milano. «Se fosse un perno del cattolicesimo, mi aspetterei che quella preghiera venisse fatta in tutte le lingue, non solo in latino per chi lo chiede. Se invece non è così importante, perché insistere su un punto che si sa urtare la sensibilità ebraica?». E poi, «vista la delicatezza dei rapporti, è un peccato che questo annuncio ci arrivi dai giornali e non ci sia un incontro per cercare una soluzione».

© Copyright Corriere della sera, 7 febbraio 2008

Un incontro per cercare una soluzione? Lo voglio dire esplicitamente: da quando in qua la Chiesa Cattolica deve chiedere il permesso ad altre fedi nella formulazione delle preghiere?
Non ci siamo proprio...il rispetto dovrebbe essere reciproco. Non mi risulta che il Papa abbia mai sindacato sul modo di pregare di altre religioni.

R.

5 commenti:

euge ha detto...

Cara Raffaella arrivati a questo punto temo che il fatto montato ad arte della preghiera è solo un pretesto. Si un pretesto per alimentare ancora di più l'incomprensione verso Benedetto XVI che vuole e desidera con tutto il cuore il dialogo aperto e franco senza inciuci con tutti secondo me questo atteggiamento viene giudato e manipolato da qualcuno che sta ben più in alto di quanto noi possiamo immaginare; non a caso mi sembra che proprio Di Segni se non sbaglio ha vantato rapporti stretti con Gerusalemme....... Vi dice niente tutto questo?????? Beh a me si ed arrivati a questo punto non solo combacerebbero tante cose; compreso il rifiuto di celebrare la messa tridentina da parte di una paersona che ovviamente non può essere neanche nominata. Non mi piace tutto questo perchè questo gioco è subdolo ed oscuro.

Luisa ha detto...

L`arroganza di questi responsabili ebrei che credono poter dire ai cattolici come devono essere le loro preghiere, quello che devono e sopratutto quello che non devono contenere, comincia ad irritarmi parecchio!
E se ci mettessimo noi cattolici a domandare agli ebrei di modificare certi testi litirgici offensivi per la fede cattolica ? Sono sicura che questa idea sembrerebbe intollerabile agli ebrei, allora perchè noi cattolici dovremmo sottostare alle loro critiche?
In virtù di quale principio, gli ebrei credono di poter domandare a noi cattolici ciò che mai accetterebbero si domandasse loro?
Ho l`impressione che gli sforzi, la disponibilità sincera al dialogo, sia stata unilaterale.La reazione dei rabbini italiani è stupefacente e contrasta con quella di rabbini di altri Paesi come negli Stati Uniti.
Da qui a pensare che questa reazione italiana sia dettata da altri scopi....si vorrebbe colpire una
volta ancora Benedetto XVI, che non mi stupirei affatto...in ogni caso, una reazione che non suscita nè simpatie, nè comprensione....e che lascia molto perplessi.
Allora chi mette i bastoni nelle ruote?
A questo punto ben venga la pausa, per tutte le due parti per chiarire che un dialogo non è un monologo, con una parte che ha solo diritti e nessun dovere o nessuna concessione da fare, ma pretende dare lezioni e giudicare.

Anonimo ha detto...

una soluzione di che?
E' una preghiera come tutte le altre, allora non dava fastidio l'uso di termini "impropri e offensivi" ma proprio il fatto che si preghi per loro.
E che si rassegnino,
se sono convinti che Cristo non e' il figlio di Dio, dovrebbero essere indifferenti alle preghiere a Lui rivolte

Anonimo ha detto...

Che gli Ebrei possano essere arroganti è abbastanza discutibile alla stessa maniera di come noi cristiani facciamo loro concorrenza sull'arroganza.
I cattolici sono liberi di pregare?
Sì.
Ma se in questa preghiera vengono chiamati in causa gli Ebrei, essi hanno il DIRITTO/DOVERE di dire la loro opinione.
Le leggi antigiudaiche in Italia non sono ancora state riimmesse.
Quindi c'è ancora libertà di parola, nonostante qeusto dia fastidio a uno stuolo di cristiani che si sente più cristiano di Gesù.
ciao a tutti
matteo

mariateresa ha detto...

Vorrei che fosse citato un precedente in cui i cristiani hanno esercitato il DIRITTO-DOVERE di dire la propria opinione sulle preghiere e i testi ebraici che riguardano Gesù e la Madonna.
Non che io me lo auguri, tutt'altro.
Ma non si può rimanere strabici su questo punto.
E nessuno si permette di fare riferimento alle leggi antigiudaiche.
Questa posizione dei nostri fratelli maggiori non la condivido e penso di poterlo dire perchè, come la nostra Chiesa, anche loro possono sbagliare e non si diventa antisemiti a pensarlo.
Come non si va all'inferno se si critica la Chiesa.