2 dicembre 2007
Enciclica "Spe salvi": il commento di Gianni Baget Bozzo per "Il Foglio"
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Una grande enciclica che fa ben sperare
Gianni Baget Bozzo spiega perché la “Spe salvi” rimette al centro antiche parole come vita eterna e giudizio. Marta Sordi perché il cristianesimo ha risposto alla “disperata attesa” dei pagani. La “necessaria autocritica”
Una grande enciclica dogmatica, di contenuto dottrinale, che rimette al centro i temi della mistica e dell’escatologia”.
Il documento più importante del pontificato di Benedetto XVI, secondo don Gianni Baget Bozzo. Un testo di grande teologia, anche se accessibile nello stile piano e con dovizia di esempi tipico del professor Joseph Ratzinger, ma che “compie una grande risistemazione dottrinale e dogmatica. Che non deduce, ma afferma”.
Innanzitutto, analizza Baget Bozzo “dice che la speranza è desiderio proprio dell’uomo e che è desiderio di infinito, a cui Dio risponde”. In secondo luogo, “è un’enciclica che rompe un lungo silenzio sulle parole dell’escatologia, individuale e collettiva. Non c’è la parola ‘anima’ in quanto vocabolo, ma ugualmente è detto che l’uomo ha in sé una costitutiva domanda che tende all’infinito. Si parla della ‘vita eterna’, non solo come esito finale ma come ciò che ‘prende inizio in noi’. Ratzinger usa una bellissima citazione di Theodor W. Adorno, il quale afferma che una vera giustizia, richiederebbe un mondo ‘in cui non solo la sofferenza presente fosse annullata, ma anche revocato ciò che è irrevocabilmente passato’. E questo serve a papa Benedetto per parlare, citando sempre le parole di Adorno, ‘la risurrezione della carne’, e quindi per parlare del Giudizio finale.
E dunque si parla di Giudizio”. Ancora, prosegue Baget Bozzo nella sua ricognizione dei “novissimi” (nella dottrina cattolica sono morte, giudizio, inferno e paradiso) “non viene usato il termine paradiso, ma si parla esplicitamente della ‘vita in Dio’, che inizia sulla terra ed è destinata a proseguire’. Mentre si parla, e più volte dell’inferno e anche del purgatorio, e di un ‘fuoco’ attraverso cui l’uomo deve passare per la purificazione, e si dice che questo fuoco è Cristo stesso”. Meno decisivi per il significato complessivo dell’enciclica, secondo Baget Bozzo, sono altri argomenti presenti nella “Spe salvi” e che pure sono stati quelli maggiormente ripresi dai mezzi d’informazione: la critica dell’illuminismo e del marxismo, rispetto alle quali Ratzinger ritiene “necessaria un’autocritica dell’età moderna in dialogo col cristianesimo”. Per Baget Bozzo, “Ratzinger ripropone Cristo come risposta alla speranza anche storica dell’uomo. Ma il suo è soprattutto un grande documento di riequilibrio, che rimette la chiesa dove è e dove deve essere”.
Il tema della storia, del rapporto tra la speranza cristiana e il mondo è però centrale e Ratzinger, prima di arrivare alla confutazione delle filosofie che da Francesco Bacone in poi hanno tentato una loro “restaurazione del paradiso perduto”. Ratzinger affronta il problema dal suo momento storico iniziale, l’incontro con il mondo greco-romano, che qualche somiglianza ha con l’attuale. “Mi ha molto colpito come nei paragrafi iniziali il papa riprenda il tema della penetrazione del cristianesimo nel mondo antico, avvenuta perché il cristianesimo ha risposto al desiderio profondo dei pagani, di un ‘Dio presente’, che entrasse nella storia”, dice Marta Sordi, docente emerito di Storia greca e romana alla Cattolica. “Ci sono due citazioni essenziali: la Lettera agli Efesini, in cui si ricorda come prima di Cristo essi fossero ‘senza speranza e senza Dio nel mondo’. L’altra dalla Prima lettera di Pietro, che esorta i cristiani a dare ragione della loro speranza. Nel mondo antico c’è questo profondo senso di attesa disperata e di speranza invocata, i cui vertici si colgono nel carme LVIV di Catullo e nella IV egloga di Virgilio, tanto che li possiamo definire i ‘canti della speranza pagana’”. Spiega la Sordi: “C’era stato l’orrore della guerra civile, il sovvertimento del diritto umano e divino, e dei rapporti familiari naturali. E questa perversione ha portato, per Catullo, all’allontanamento della ‘potenza che giustifica’ degli dei’ e allo spegnersi della luce divina nel mondo, generando un disperato rimpianto. Mentre la profezia di Virgilio riguarda proprio la nuova generazione che, dopo la cancellazione del ‘peccato d’origine’, nascerà in un mondo pacificato in cui torna ad essere presente la divinità”.
© Copyright Il Foglio, 1° dicembre 2007
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5 commenti:
Carissimi amici del Blog,
il commento alla Spe Salvi di Scalfari di Repubblica fa rabbrividire.
Ad esempio, e mi fermo qui, commentate ognuno da sè, critica il modo cui è rivolta nell'incipit:
Vescovi, religiosi presbiteri, laici.
Questo 'laici' per questo eminente "commentor" escluderebbe i 'non credenti'.
Ma appunto questo laici vale per tutto l'universo mondo nessuno escluso e poi, dai su, signor "commentor" Eugenio da sempre sono così iniziati gli atti Pontifici di cui tratta.
Mi sà che sia della famiglia dei 'soliti dis-ignoti' che possono propinarla solo ai propri 'dis-epUli'.
Forse quella acutissima disamina su Marxuccio è andata a segno!
Un saluto.
scusa il fuoritema.Vedo che padreLombardi è intervenuto deplorando il caso ONU
http://www.papanews.it/news.asp?IdNews=4266#a
Ora, padre Lombardi mi piace molto, è un signore e ascoltarlo è un piacere.Ma credo che in questo caso sia un illuso.
Non so in pratica cosa potrebbero fare ma secondo me finora la Sala Stampa non ha fatto abbastanza,almeno pubblicamente per protestare contro questo atteggiamento che dura da parecchio tempo. Io ho questa impressione.
Sono assolutamente d`accordo con te Mariateresa. Anche se, immagino, che i responsabili della comunicazione vaticana non vogliono mettere olio sul fuoco,mi sembra che si dovrebbe osare dire chiaramente ai responsabili delle agenzie stampa che dovrebbero almeno prendere il tempo di leggere i testi di Papa Benedetto, perchè la "sacrosanta" immediatezza dell `informazione non scusa nè giustifica tutto e in ogni caso non scusa l`evidente disonestà e malafede nei confronti di Benedtto XVI.
I media non faranno certo meaculpa pubblici ,ma quello che è successo ieri dovrebbe farli riflettere, perchè se sono incapaci di ammettere che si sono sbagliati, e che il loro sbaglio ha causato inutili incomprensioni, ciò`vorrebbe dire che i media funzionano in sistema chiuso autoreferenziale che non sopporta critiche....forse sono un`illusa ma amo immaginare che fra questi giornalisti ve ne sono che ieri hanno sentito salire in loro un sentimento di vergogna.
Vorrei solo aggiungere che non sono un` idealista ingenua ,anche se sinceramente spero che gli organi di stampa faranno un esame di coscienza, non penso che la situazione cambierà.
Mi aspetto dunque da Padre Lombardi una maggiore fermezza nei suoi comunicati stampa destinati a correggere gli errori delle agenzie o altri media.
Una cosa è criticare, sulla base del vero testo, un diritto giusto e da rispettare,un`altra inventare parole mai pronunciate e in seguito ricamare .
Anche se, purtroppo, posso testimoniare che all`estero, se i lanci delle agenzie sono ripresi dappertutto, in un tempo record da radio e televisioni.... i comunicati rettificativi di Padre Lombardi sono totalmente ignorati!....
Mi sa che qui siamo confronatti alla quadratura del cerchio!
Concordo con la necessita' di cambiare strategia nel combattere il malvezzo dei media. Oggi Rusconi su "La Stampa" (lo leggeremo piu' tardi) ignora completamente le parole di Padre Lombardi e riparla di attacco del Papa all'Onu.
Questa situazione e' intollerabile. Se una notizia e' falsa i giornali DEVONO rettificarla. Forse e' il caso di far valere i proprio diritti...
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