16 febbraio 2008
SE IL VIRUS SAPIENZA COLPISCE CASSINO (Libero)
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SE IL VIRUS SAPIENZA COLPISCE CASSINO
Ancora una volta la sola idea di una visita del Papa alle università italiana continua a generare polemiche. Come se il "virus" Sapienza potesse diffondersi contagioso.
È bastato l'invito rivolto da Paolo Vigo, rettore dell'università di Cassino, e da Francesco Scalia, presidente dell'Amministra zione provinciale di Frosinone, al Pontefice, per generare polemiche. Questa volta sulle modalità con le quali il Papa è stato invitato. Leggere per credere. In un lungo comunicato firmato da 27 docenti della facoltà di lettere si legge: «Abbiamo appreso dell'invito a tenere una "lectio magistralis" presso l'ateneo di Cassino che il rettore, professor Paolo Vigo, e il presidente dell'amministra zione provinciale di Frosinone, avvocato Francesco Scalia, hanno congiuntamente rivolto, per il tramite dell'Abate di Montecassino, al Pontefice Benedetto XVI. (...) Perplessità e disappunto hanno suscitato in noi le procedure (...) della lettera ufficiale d'invito. Desta forte disappunto il fatto che un'iniziativa in cui è coinvolto l'intero ateneo cassinate sia stata promossa e realizzata di concerto con un'autorità amministrativa ad esso estranea, quale il presidente Scalia, senza darne alcuna comunicazione agli organi di autogoverno della comunità accademica».
Ma non finisce qui: «Il testo della lettera di invito ufficiale contiene severe note di biasimo per quei colleghi dell'università "La Sapienza" che avevano dissentito con il loro Rettore per la scelta di affidare al Papa la lezione inaugurale dell'anno accademico di quella Università. Ebbene: la formulazione di giudizi sommari sulle prese di posizione assunte da colleghi di un'importante Università italiana ci sembra iniziativa sbagliata e particolarmente inopportuna nel contesto che si è venuto a creare».
Detto fatto.
© Copyright Libero, 16 febbraio 2008
Povera Italia...
Io mi auguro che il Papa non accetti piu' inviti da universita' italiane, non per le polemiche che qualche "illuminato sapiente" crea ma perche', francamente, l'Italia non si merita onori come la visita di Benedetto XVI.
R.
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6 commenti:
Cara Raffaella, anch'io mi auguro che Benedetto XVI non accetti inviti da parte di certa gente che si qualifica come docente ma, che a par suo ha da imparare e molto. Ho l'impressione che questo atteggiamento di rifiuto, sia dettato prevalentemente da una paura folle di non saper condurre un dibattitto pertinente al livello del Papa; sappiamo ormai che nei nostri atenei, non ci si prepara facendo lavorare la materia grigia ma, si studiano slogan per manifestazioni di dissenzo. per questo chi non vuole Benedetto XVI non lo merita.
Che restino pure ancorati certi signori alla loro visione disorta ed oscurantista anticlericale ed anti papale; non si buttano le perle in pasto ai porci.
- SEMPRE CON BENEDETTO XVI -
I docenti dell'Università di Cassino hanno semplicemente ragione. Si tratta di una procedura del tutto irrituale. Sia l'invito, sia l'eventuale nota di biasimo ai colleghi della Sapienza dovevano essere come minimo messe ai voti in Senato accademico, se possibile previa una più ampia consultazione presso i Consigli di Facoltà.
Agostino Casu, Firenze
Caro Agostino,
anche io insegno, purtroppo, all'università, ti assicuro che si sta attenti alle procedure burocratiche solo quando si vuole essere leziosi, polemici e ipocriti. Se lavori in qualche Ateneo, saprai benissimo che nelle università entrano cani e porci, soprattutto porci, che vengono a dire le cose più idiote e assurde che il pensiero umano possa produrre. Ratzinger fa paura? è un problema delle università non del relatore. Se gli atenei italiani son pieni di SOMARI la colpa non è di Benedetto. Potrebbero leggere e cantare con frutto l'inno dei secondi Vespri dell'Epifania, il famoso: Hostis Erodis impie.....
potrei continuare, ma meglio stendere un velo pietoso sulla mediocrità
Caro Don Marco mai parole furono più veritiere e reali. Infatti, condivido con lei il fatto che il Papa faccia paura per la sua cultura e non solo ed ovviamente non essendoci dall'altra parte nessuno in grado di sostenere un simile confronto, la cosa più semplice è darsela a gambe nascondendosi ditro flse burocrazie. Condivido anche con lei la volontà di stendere il così detto velo pietoso sulle coninue figuracce che i nostri atenei continuano puntualmente a fare. Del resto, l'università intesa nel suo vero significato cioè terreno di confronto di arricchimento e di istruzione non esiste più credo da un bel pò; diventando sede di manifestazione neanche tanto pacifica, di un malessere sociale provocato dalle ideologie.
Caro don Marco, caro Euge,
gli organi di autogoverno dell'università non appartengono, a mio avviso, al regno della burocrazia (per quella ci sono le direzioni amministrative ed altri uffici competenti), ma a quello della democrazia. Si può anzi dire che costituiscono l'eredità diretta del più antico organismo a procedura democratica inventato in Europa, visto che dal XIII sec. ad oggi i processi di delibera collegiale dell'università si sono conservati sostanzialmente intatti (salvo che nel Medioevo il peso consultivo degli studenti - che all'epoca finanziavano direttamente l'istituzione - era molto maggiore: il consiglio di facoltà stile odierno, cioè come club degli ordinari, è un'invenzione tedesca del XVII/XVIII sec.). Sulla scarsa qualità del personale accademico posso essere d'accordo (ma non è un problema solo italiano). Tuttavia l'attuale procedura di reclutamento, cioè la cooptazione per pubblico concorso, resta la migliore delle opzioni possibili: se poi è gestita in modo clientelare e abusivo, e spesso lo è, si tratta di riformarne le procedure: ma attaccare l'autonomia dell'itituzione universitaria in quanto tale è controproducente. L'alternativa a tale autonomia, infatti, non può essere che l'intervento diretto da parte di poteri esterni, a cominciare da quello politico. In Italia, con quello che è successo durante il fascismo, credo non abbiamo bisogno di troppi esempi per capire che è così. Tuttavia, nel suo piccolo, anche l'incidente di Cassino è abbastanza eloquente circa il pericolo, sempre presente, di derive autoritarie: i docenti locali, in primo luogo, protestano perché il rettore, invece di consultare loro, si è accordato col "presidente dell'amministrazione provinciale di Frosinone". Nientemeno. Tale "avvocato Francesco Scalia". Roba che neanche al tempo dei podestà e dei federali di ducesca memoria.
Agostino
Agostì, la mia obiezione era un'altra, non ho chiesto di rinfrescarmi le idee su certe questioni, anche se ti ringrazio. Mica sarai un politico? O un abile alunno?!
Quando esamino i miei allievi a domanda precisa voglio risposta precisa e non della serie:
D.: quanto costa questa legna?
R.: brucia che è na meraviglia!!!
Brucerà pure una meraviglia, ma la mia domanda non era questa e il mio discorso di fondo era un altro.
Chi ha paura del livello culturale di Ratzinger??? Perchè???
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