2 ottobre 2008

Il card. Sepe dona ad Alessio II una reliquia di San Gennaro e consegna una lettera del Papa: cattolici e ortodossi russi sempre più vicini (R.V.)


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Il cardinale Sepe dona al Patriarca Alessio II una reliquia di San Gennaro e consegna una lettera del Papa: cattolici e ortodossi russi sempre più vicini

Il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe ha incontrato ieri nella capitale russa il Patriarca di Mosca Alessio II per consegnargli una reliquia di San Gennaro e le chiavi di una chiesa che l’arcidiocesi napoletana ha donato ai fedeli ortodossi che, nella città partenopea, non avevano un luogo dove celebrare. Il servizio di Sergio Centofanti:

Il porporato, accompagnato dal vescovo di Terni Vincenzo Paglia, presidente della Commissione CEI per l’ecumenismo e il dialogo, e dal fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi, ha consegnato al Patriarca una lettera autografa del Papa, in cui Benedetto XVI esprime il suo “profondo affetto” per la Chiesa ortodossa russa.
Nel messaggio il Pontefice si dice “particolarmente vicino” a tutti fratelli ortodossi per le sofferenze causate dal recente conflitto e afferma di pregare senza posa per la pace. “La fede nel nostro Signore Gesù Cristo – scrive ancora Benedetto XVI - è un legame che unisce i cuori in modo profondo e invita tutti noi a rafforzare il nostro impegno, a manifestare al mondo la testimonianza condivisa di vivere insieme in modo rispettoso e pacifico. I nostri tempi, segnati così spesso da conflitti e da dolori – prosegue il Papa nella sua Lettera ad Alessio II - rendono ancor più necessario affrettare il cammino verso la piena unità di tutti i discepoli di Cristo, in modo che il gioioso messaggio della salvezza sia diffuso a tutta l’umanità”. Benedetto XVI invoca infine sul Patriarca di Mosca “la protezione materna di Maria, Madre di Dio” perché possa essere preservato in piena salute e assistito nel suo ministero quotidiano. Ma sull’incontro avvenuto ieri a Mosca ascoltiamo le testimonianze del cardinale Crescenzio Sepe e di mons. Vincenzo Paglia. La parola all’arcivescovo di Napoli:

D. - Cardinal Sepe, com’è andato l’incontro ieri mattina col Patriarca Alessio II?

R. – Ha superato anche le attese e questo non solo da un punto di vista formale - perché è un’udienza che è durata un’ora e un quarto - ma soprattutto per il clima così familiare. Si parlava e si discuteva in una maniera veramente di piena sincerità.

D. – Lei ha detto che i cattolici ortodossi devono lavorare insieme con coraggio per dare un’anima all’Europa?

R. – Questo è stato uno dei punti su cui ci si è soffermati: l’Europa non può prescindere dalle sue radici. Una cultura che non si riconosce in queste vere radici, perde la sua identità. E siccome su queste radici cristiane si fonda tutta una serie di valori che diventano la base per affrontare le sfide dei tanti materialismi e dei tanti relativismi, allora, mettere insieme le forze può certamente aiutare anche a dare una svolta alle varie questioni etiche, morali soprattutto e sociali dell’Europa.

D. – Si può dire che Chiesa cattolica e ortodossa russa sono sempre più vicine?

R. – Credo di sì, questo è stato sottolineato con commozione anche dal Patriarca. La sensazione è questa: che è stato fatto un passo notevolmente importante per creare un clima di avvicinamento e di mutuo rispetto, di fraternità ed amicizia.

D. – Si avvicina anche un viaggio di Benedetto XVI a Mosca?

R. – Questo lasciamolo alla Provvidenza: noi siamo degli operai che vogliono mettere una pietra per costruire un cammino. Quando, come e dove, lasciamolo alla Provvidenza.

D. – Mons. Paglia, il significato ecumenico di questo incontro?

R. – E’ il cammino di quell’ecumenismo che chiamerei dell’amore e della fraternità che è l’alveo sul quale tutto il resto può innestarsi. Debbo dire che, da questo punto di vista, il Patriarca con grande sapienza spirituale ha detto che questo continua quel clima di novità che certamente avvicina in profondità le Chiese. È un ecumenismo che passa attraverso le Chiese, le comunità. Il cardinale non è andato a nome personale o di un ufficio. E’ andato a nome di una Chiesa di origine apostolica. E questo è stato sentito, tanto che al momento della consegna delle reliquie, il Patriarca ha venerato, come lui ha detto, un martire della Chiesa indivisa “che venerate voi a Napoli e che noi oggi con queste reliquie venereremo anche a Mosca”. E ha voluto che le reliquie restassero nella sua cappella residenziale. In questo senso, è un passo importante anche nel cammino dei rapporti tra la Chiesa di Roma e quella di Mosca.

D. – Quali speranze per l’Europa da questo incontro, da questo avvicinamento progressivo tra Chiesa cattolica e ortodossa russa?

R. – Io devo dire che sono testimone di numerosi incontri e se mi è permesso il paragone con la Roma antica, siamo un po’ su questa via consolare, dove continuiamo a mettere a punto quelle pietre miliari che rendono irreversibile il cammino e nello stesso tempo lo rendono più robustamente attento ai nuovi orizzonti, in questo caso europei. Sempre più vedo la consonanza tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa di fronte al comune impegno per solidificare un’Europa che sappia radicarsi profondamente per poter allargare i suoi rami su tutti gli aspetti nuovi che la vita contemporanea deve affrontare. Certe frontiere – pensiamo a quelle sociali ed etiche – queste sfide enormi possiamo affrontarle solo in una prospettiva di unità. E questa è una grande responsabilità. Vorrei dire insomma che l’ecumenismo non è più solo una questione che interessa le Chiese nei rapporti vicendevoli: l’ecumenismo è un’esigenza per la società contemporanea.

D. – Quali potrebbero essere i prossimi passi?

R. – I prossimi passi certamente devono essere sempre su questo stesso versante: l’incontro tra i pastori delle varie Chiese. Non bastano solo gli incontri tra esperti. L’ecumenismo è un avvicinamento delle Chiese. Questo, secondo me, è molto importante.

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