14 agosto 2008
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Udienza generale. Benedetto XVI invoca la pace nel mondo: "Chi prega non perde mai la speranza"
Il Papa invoca il dono della pace nel mondo: lo ha fatto riprendendo questa mattina a Castel Gandolfo l’appuntamento tradizionale dell’udienza generale del mercoledì, sospeso dopo il 2 luglio per il viaggio in Australia e il soggiorno a Bressanone. Benedetto XVI ha elevato la sua preghiera a Dio attraverso l’intercessione di San Massimiliano Maria Kolbe, di cui la Chiesa domani celebra la memoria, e affidando l’umanità alla Vergine a due giorni dalla Solennità dell’Assunzione. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Il Papa all’inizio dell’udienza generale ha rievocato il suo soggiorno a Bressanone, da cui è rientrato lunedì scorso. “Sono stati giorni di serena distensione – ha detto - durante i quali non ho cessato di ricordare al Signore quanti si affidano alle mie preghiere”:
“E sono veramente tantissimi quelli che mi scrivono chiedendo di pregare per loro. Mi manifestano le loro gioie, ma anche le loro preoccupazioni, i loro progetti di vita, ma pure i problemi familiari e di lavoro, le attese e le speranze che portano in cuore, insieme alle angustie connesse alle incertezze che l’umanità sta vivendo in questo momento. Posso assicurare che per tutti e per ciascuno ho un ricordo, specialmente nella quotidiana celebrazione della Santa Messa e nella recita del Santo Rosario”.
Benedetto XVI ha sottolineato che, come Vicario di Cristo, “il primo servizio” che può “rendere alla Chiesa e all’umanità è proprio quello della preghiera”:
“Chi prega non perde mai la speranza, anche quando venisse a trovarsi in situazioni difficili e persino umanamente disperate. Questo ci insegna la Sacra Scrittura e questo testimonia la storia della Chiesa. Quanti esempi, in effetti, potremmo recare di situazioni in cui è stata proprio la preghiera a sostenere il cammino dei santi e del popolo cristiano!”
Tra le testimonianze della nostra epoca cita quella di Santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, e San Massimiliano Maria Kolbe, che la Chiesa ricorderà domani. Entrambi hanno concluso con il martirio la loro vicenda terrena nel lager di Auschwitz:
“Apparentemente le loro esistenze potrebbero essere ritenute una sconfitta, ma proprio nel loro martirio risplende il fulgore dell’Amore che vince le tenebre dell’egoismo e dell’odio. A san Massimiliano Kolbe vengono attribuite le seguenti parole che egli avrebbe pronunciato nel pieno furore della persecuzione nazista: ‘L’odio non è una forza creativa: lo è solo l’amore’. E dell’amore fu eroica prova la generosa offerta che egli fece di sé in cambio di un suo compagno di prigionia, offerta culminata nella morte nel bunker della fame, il 14 agosto del 1941”.
Edith Stein – ricorda poi il Papa – a tre giorni dalla sua drammatica fine, avvicinando alcune consorelle del monastero di Echt, in Olanda, ebbe a dire loro: “Sono pronta a tutto. Gesù è anche qui in mezzo a noi. Finora ho potuto pregare benissimo e ho detto con tutto il cuore: “Ave, Crux, spes unica ”:
“Testimoni che riuscirono a fuggire dall’orribile massacro raccontarono che Teresa Benedetta della Croce, mentre vestita dell’abito carmelitano avanzava cosciente verso la morte, si distingueva per il suo comportamento pieno di pace e per il suo atteggiamento sereno e per il comportamento calmo e attento alle necessità di tutti. La preghiera fu il segreto di questa Santa compatrona d’Europa, che ‘anche dopo essere approdata alla verità nella pace della vita contemplativa, dovette vivere fino in fondo il mistero della Croce’” (Lettera Apostolica Spes aedificandi,: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX, 2, 1999 pag.511).
Il Papa invoca il dono della pace nel mondo attraverso l’intercessione di San Massimiliano Kolbe: “il suo eroico atto d’amore e la morte di martire – ha detto salutando i fedeli polacchi – sarà sempre segno del trionfo della potenza di Dio e della nobiltà dell’uomo sull’immensità del male”:
“'Ave Maria!': fu l’ultima invocazione sulle labbra di san Massimiliano Maria Kolbe mentre porgeva il braccio a colui che lo uccideva con un’iniezione di acido fenico. È commovente costatare come il ricorso umile e fiducioso alla Madonna sia sempre sorgente di coraggio e di serenità. Mentre ci prepariamo a celebrare la solennità dell’Assunzione, che è una delle ricorrenze mariane più care alla tradizione cristiana, rinnoviamo il nostro affidamento a Colei che dal Cielo veglia con amore materno su di noi in ogni momento”.
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