11 febbraio 2008
Pochi, prepotenti ma abili con i media: "Caso Sapienza e Fiera di Torino" (Battista per "Il Corriere")
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Pochi, prepotenti ma abili con i media
di Pierluigi Battista
Vuoi esserci? Fischia forte. Vuoi conquistare il «quarto d'ora di notorietà» celebrato da Luciano Bianciardi e Andy Warhol come massima aspirazione dell'umanità moderna? Strepita, minaccia, urla. Vuoi semplicemente censurare opinioni che non ti garbano, persone che vorresti cancellare? Proclama un boicottaggio, intimidisci, fai di una discussione, di un convegno, di un incontro una questione di ordine pubblico. Fai che attorno al nemico non ci sia una platea di ascoltatori, ma un cordone di polizia. La mediatizzazione della minaccia è la nuova, grande trovata dell'intolleranza postmoderna: il trionfo delle minoranze sparute ma smodatamente aggressive, settarie ma chiassose che tengono in ostaggio la cultura e il dialogo. È questa la lezione che accomuna la fatwa contro la Fiera del libro rea di aver invitato gli scrittori israeliani e le proteste per l'ospitalità concessa dalla Sapienza a papa Ratzinger.
Comune ai due boicottaggi è il fastidio che qualcuno semplicemente parli e dica la sua opinione. Comune è la riduzione a nemico assoluto di un interlocutore cui non si riconosce nemmeno il diritto di esprimerla. Comune è la saldatura tra un drappello di intolleranti e una frazione di intellettuali adibiti alla nobilitazione culturale dell'attività più rozza dei professionisti dell'imbavagliamento. È avvenuto per la Fiera di Torino, dove gli intellettuali più o meno favorevoli al boicottaggio hanno amplificato le più grottesche falsificazioni sulla storia di Israele, ignari dei dati di fatto più elementari, privi di una conoscenza sia pur minimamente oggettiva di quella vicenda, accreditando addirittura l'immagine di Israele come nuovo «nazismo».
È accaduto in modo ancor più clamoroso nel caso della Sapienza. Qui 67 professori si sono mobilitati contestando al papa uno scritto che era dell'anarco-epistemologo Paul Feyerabend, dimostrando che i docenti universitari, talvolta, preferiscono consultare Wikipedia anziché i libri. Qui la solita pattuglia ultraminoritaria di studenti ha promesso clamorose manifestazioni di ostilità nei confronti di Benedetto XVI.
Qui altri 1500 intellettuali, sorvolando sul clamoroso errore di attribuzione compiuto dai loro distratti colleghi, hanno sottoscritto un documento in cui, come nel rovesciamento linguistico messo in atto nel «1984» di Orwell, si sono appellati a Galileo per solidarizzare con un atto censorio, hanno chiamato libertà scientifica l'intimazione al silenzio, hanno scambiato per un gesto di coraggio un episodio di prevaricazione e di prepotenza.
È sufficiente essere in pochi, ma molto determinati. E capaci di attirare l'attenzione pubblica e le telecamere. E mettere sulla difensiva chi vuole semplicemente esprimere un concetto, motivare una tesi, seguire un ragionamento. Non conta più nulla l'argomento, sovrastato dal frastuono delle delegittimazione preventiva.
Contano il tempismo e le modalità di chi stabilisce chi ha il diritto di parlare e chi può esercitarlo in libertà vigilata, in un'atmosfera di concitazione e di allarme che uccide l'attività riflessiva e costringe al silenzio autodifensivo. Non l'ultimo retaggio del passato, ma un esempio per tutti gli intolleranti del presente e del futuro: la nuova internazionale del bavaglio.
© Copyright Corriere della sera, 11 febbraio 2008
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6 commenti:
Cara Raffaella,
dal sito Reuters
Ebrei-cattolici, atteso voto rabbini contro preghiera latina
lunedì, 11 febbraio 2008 11.30
Versione per stampa
WASHINGTON (Reuters) - I rabbini conservatori potrebbero votare in questi giorni una risoluzione che avvisa il Vaticano dei rischi per le relazioni con il mondo ebraico legati al sostegno del Papa, per una preghiera in latino che invita gli ebrei ad abbracciare Cristo.
"Temiamo che il nuovo testo latino... possa gettare un'ombra sullo spirito di reciproco rispetto e collaborazione che ha marcato questi ultimi quattro decenni, rendendo più difficile per gli ebrei impegnarsi costruttivamente nel dialogo coi cattolici", dice la bozza della risoluzione.
Il documento potrebbe essere messo in votazione già oggi, quando 400 membri dell'Assemblea rabbinica, che rappresentano il movimento conservatore del Giudaismo, si riuniranno a Washington per il loro meeting annuale, dicono i rappresentanti dell'associazione.
Per molti ebrei, la questione mette a rischio il riavvicinamento cominciato dagli anni 60, quando il Vaticano ha di fatto assolto gli ebrei dall'accusa di aver ucciso Cristo e ha condannato l'antisemitismo.
La risoluzione dell'Assemblea rabbinica riflette la profonda insoddisfazione sulla decisione di Papa Benedetto XVI di riprendere una preghiera in latino, peraltro ascoltata da un'estrema minoranza di cattolici durante la messa del Venerdì Santo, secondo la quale gli ebrei dovrebbero riconoscere Gesù Cristo come il salvatore di tutta l'umanità. La polemica è scoppiata dopo che nel 2007 il Pontefice ha autorizzato il ripristino della vecchia messa in latino, nonché un messale che era stato escluso dalle cerimonie dopo le riforme del Concilio Vaticano II.
"Sembra un passo indietro rispetto alle cose su cui da tempo c'era accordo tra Chiesa cattolica ed ebrei", dice il rabbino Joel H. Meyers, vice presidente esecutivo dell'Assemblea.
Nei giorni scorsi, il Vaticano ha annunciato che Papa Benedetto XVI ha ordinato di modificare il testo della preghiera, eliminando un riferimento alla "cecità" degli ebrei sul Cristo e una frase che chiedeva a Dio "di rimuovere il velo dai loro cuori".
Secondo una traduzione non ufficiale dal latino, la nuova preghiera dice: "Preghiamo anche per gli ebrei. Così che Dio nostro Signore illumini i loro cuori affinché riconoscono Gesù Cristo salvatore di tutti gli uomini".
Anche nella versione modificata, il testo resta problematico per alcuni gruppi ebraici.
"E' difficile imporre qualcosa al Vaticano", dice Meyers. "Si spera che ci ripensino".
© Reuters 2008. Tutti i diritti assegna a Reuters.
Alessia
Grazie Alessia.
"E' difficile imporre qualcosa al Vaticano", dice Meyers. "Si spera che ci ripensino".
Se questo e' il clima...
Anche nella versione modificata, il testo resta problematico per alcuni gruppi ebraici.
E come mai non si e' protestato prima?
Il caso di Torino è vergognoso ma ancora più vergognoso è che tranne Libero,che ha raccolto anche delle firme a sostegno cfin dall'inizio, nessuno ne abbia parlato e sol ora arriva alla stampa. Altrettanto singolare che tutti i sostenitori filo palestinesi si siano prontamente scagliati contro il Papa per la preghiera sugli ebrei (vedi la Menapace pronta anche lei a bacchettare Ratzinger) Personalmente amo Israele (ci torno giovedì)con tutto il cuore,e ho sempre sostenuto le loro ragioni,ma francamente a proposito della mutata preghiera,credo proprio che abbiano esagerato.Bellissimo l'articolo di Farina,come sempre del resto,a presto Paola
beh, il Papa deve recarsi negli Stati Uniti fra non molto, no? E allora bisogna pur preparare il terreno alle contestazioni sperando di poter poi poter gridare al flop. Certo spiace vedere che c'è tanta gente disposta a farsi strumentalizzare.
Ciao Lapis, e' lo stesso meccanismo che ha provocato la rinuncia (obbligata e forzata) del Papa ad andare alla Sapienza.
Si tiene nel cassetto una lettera di docenti che utilizzano bene il web (soprattutto wikipedia), la si tira fuori poco prima della data della visita, si fa circolare la voce di contestazioni, si da' voce a docenti e studenti anticlericali e...puf! Il giochetto e' fatto...
Per quel che concerne i viaggio negli Stati Uniti,io faccio fiducia a Benedetto XVI, anche per gli altri viaggi, i profeti di sventura avevano creduto poter seminare dubbi, discordie, veleni di ogni genere, ebbene smpre e ovunque il Papa vada, convince, "seduce", apre i cuori , fa riflettere, lascia il segno.
Certe strategie contro Papa Benedetto e la Chiesa sono cucite con fili così grossi che bisognerebbe proprio essere ciechi per non vederle...e noi non siamo ciechi !
Da noi si dice "cousu de fil blanc"...cucito con filo bianco...
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