14 febbraio 2008

Il sacrificio di Cristo nelle meditazioni del cardinale Vanhoye nel quinto giorno degli Esercizi spirituali (Radio Vaticana)


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Il sacrificio di Cristo nelle meditazioni del cardinale Vanhoye nel quinto giorno degli Esercizi spirituali per la Quaresima, alla presenza del Papa

Il sacrificio di Cristo ed il ruolo dello Spirito Santo nel Mistero pasquale: sono stati i temi delle meditazioni proposte stamane dal cardinale Albert Vanhoye, nel quinto giorno di Esercizi spirituali per la Quaresima in Vaticano, alla presenza del Papa e della Curia Romana. Nella meditazione di ieri pomeriggio il porporato si è invece soffermato sul tema di “Cristo mediatore della Nuova Alleanza nell’Ultima Cena”. Gli Esercizi, iniziati domenica scorsa nel Palazzo Apostolico, si chiuderanno sabato. Il servizio di Roberta Gisotti:

“Il sacrificio di Cristo”, meditato attraverso la Lettera agli Ebrei. Se nel linguaggio corrente la parola sacrificio - ha premesso il cardinale Vanhoye - assume una valenza piuttosto negativa, nel senso religioso ha invece un significato molto positivo:

“Sacrificare, infatti, non significa privare, significa rendere sacro, come santificare significa rendere santo, semplificare rendere semplice. Quindi, il sacrificio è un atto molto positivo e fecondo che valorizza immensamente un’offerta”.

Il sacrificio di Cristo comprende infatti l’intero Mistero pasquale, ovvero la morte e la glorificazione:

“Senza la glorificazione sarebbe incompleto, non avrebbe fondato la Nuova Alleanza perché Cristo non avrebbe raggiunto Dio e non avrebbe attuato il collegamento tra la nostra miseria e la santità di Dio”.

Ha ricordato quindi il porporato come nell’Antico Testamento, lo scopo del sacrificio fosse di cambiare la disposizione di Dio, di ottenere i suoi favori, in cambio dei doni offerti. Diversamente avviene nel sacrificio cristiano, come spiega la Lettera agli Ebrei:

“L’autore, invece, dice che lo scopo del sacrificio è cambiare la disposizione dell’uomo, non le disposizioni di Dio. Il suo scopo è quello di rendere perfetto nella coscienza l’offerente, di dare un cuore purificato e docile a Dio”.

Un’aspirazione religiosa non basta però per cambiare la coscienza di un peccatore:

“Ci vuole una mediazione efficace. Il peccatore deve essere aiutato da un mediatore che non sia lui stesso un peccatore e che gli apra la via del contatto, della comunione con Dio, questo è il problema dell’Alleanza”.

Nella seconda meditazione il cardinale Vanhoye, ha poi approfondito il ruolo de “Lo Spirito Santo nell’oblazione di Cristo”, che apre la via verso Dio:

“Gesù invece è stato vittima degna e sacerdote capace. Vittima degna perché aveva una perfetta integrità morale e religiosa, era senza macchia, come disse l’autore, era santo, innocente, l’immacolato. E’ stato sacerdote capace in quanto era pieno della forza dello Spirito Santo”.

Di “Cristo mediatore della Nuova Alleanza nell’Ultima Cena” ha invece parlato il cardinale Vanhoye nella meditazione di ieri pomeriggio. Gesù sa già che sarà tradito, rinnegato, ucciso, anticipa questi eventi di morte e li trasforma in una vittoria dell’amore:

“Quando celebriamo l’Eucaristia e ci comunichiamo, riceviamo in noi questo intenso dinamismo di amore, capace di trasformare tutti gli eventi in occasione di vittoria dell’amore”.

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