1 febbraio 2008

Mostruosità "scientifiche": "Figli concepiti senza il papà" (Corriere)


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Figli concepiti senza il papà

Test sui topi in Gran Bretagna, sperma da cellule del midollo femminile
Un gruppo di scienziati inglesi ha chiesto il permesso di continuare la sperimentazione sulle persone


Mario Pappagallo

MILANO — Fare figli senza bisogno delle cellule riproduttive di un partner. Dalla cellula staminale di una donna si crea lo sperma, poi con questo si feconda un ovulo della stessa donna.

Risultato: nasce una bambina «clone» della mamma, con il patrimonio genetico (XX per una femmina) dato dalla stessa persona. La stessa tecnica può anche permettere la nascita di una bambina da due donne, o di un bambino/bambina da due uomini, o di un figlio clone da un uomo. Ma negli ultimi due casi si dovrebbe ricorrere comunque a un «utero in affitto ».

E' quanto prospettano ricercatori inglesi che sarebbero riusciti, nei topi, a creare spermatozoi «femminili» da cellule staminali adulte prelevate dal midollo osseo. L'annuncio sulla rivista New Scientist che racconta della nuova sfida in fatto di fecondazione artificiale. E dei laboratori nel mondo che vi stanno lavorando. Una sfida che nasconde l'obiettivo di una clonazione un po' più «naturale»...
Per ora esperimenti solo sui topi. In Brasile, l'Istituto
Butantan di San Paolo sarebbe riuscito a sviluppare ovuli e spermatozoi utilizzando cellule staminali di embrioni di cavie maschio. L'équipe, guidata da Irina Kerkis, non è però ancora riuscita a dimostrare la fertilità degli ovuli ottenuti a partire da cellule maschili. E' un'altra, però, l'équipe che ha destato l'attenzione di New Scientist. E' quella inglese della Newcastle Upon Tyne University, guidata dal biologo Karim Nayernia: avrebbe trasformato cellule staminali femminili del midollo osseo in spermatozoi. Nayernia annuncia ad effetto: «Tra cinque anni sarà possibile la riproduzione omosessuale ». E chiede l'autorizzazione a portare avanti gli esperimenti.
Le perplessità non mancano: interrogativi sulla possibilità effettiva di creare una vita artificiale, ma soprattutto dubbi etici. Lo scoglio da superare è la creazione dello sperma a partire da cellule femminili, che mancano del cromosoma Y in cui risiedono i geni che determinano il sesso maschile.
«Sono molto perplesso — commenta Giulio Cossu, docente di Istologia dell'università Statale di Milano e ricercatore del San Raffaele proprio nel campo delle staminali —. Riuscire a trasformare una staminale in una delle cellule tra le più specializzate, come lo spermatozoo, è strabiliante. Se è vero, è strabiliante». Forse una fortunata coincidenza.
Sperma dal midollo della donna, che renderebbe di fatto l'uomo «superfluo» per la procreazione, ma anche ovuli dal midollo di un uomo, che però non potrebbe mai fare del tutto «da sé». Come ha fatto Nayernia a ottenere questa sorta di «autoriproduzione»? Grazie a un massiccio bombardamento di sostanze chimiche e vitamine (ma qualcosa viene tenuto nascosto, ndr) per «convincere» le staminali adulte del midollo osseo a diventare spermatozoi o ovuli in grado di fecondare o essere fecondati. Il biologo inglese garantisce: «Due anni per avere "sperma femminile" immaturo, cinque per la prima cellula spermatica feconda autoprodotta da una donna». Ovviamente, da una donna solo sperma femminile. Ma alle lesbiche poco importa. Anzi.
Dal punto di vista medico, quali i vantaggi attesi? Innanzitutto, creare staminali da donatori adulti senza dover ricorrere agli embrioni. Poi, la possibilità di procreare per malati di cancro divenuti sterili o per coppie infertili in assoluto.
I dubbi però non sono solo etici. Ve ne sono anche di natura scientifica, perché i topi che hanno fatto da cavia avrebbero manifestato problemi di salute alcuni mesi dopo gli esperimenti. Quindi, ancora molto da studiare. Forse cinque anni sono pochi. Eppoi c'è il discorso clonazione. Ai più è sfuggito. Dice Claudio Bordignon, esperto internazionale di staminali: «Abbiamo acquisito molta esperienza nella tecnica che ha portato alla pecora Dolly, senza però risolvere i molti problemi riscontrati negli animali clonati. Arrivare invece a un embrione clone concepito dall'unione di uno spermatozoo e di un ovulo che hanno identica informazione genetica potrebbe essere una novità concettuale non indifferente».

© Copyright Corriere della sera, 1° febbraio 2008

Posso dirlo? Tutto cio' non solo non e' etico ma decisamente "mostruoso". Ecco...questo e' l'aggettivo piu' adatto!
R.


Bianca Berlinguer

«Avere la madre e il padre è un diritto»

ROMA — «Avere una mamma e un papà è diritto di ogni bambino», dice Bianca Berlinguer, volto del Tg3. «Nella vita, per mille situazioni, non sempre è possibile, ma deciderlo consapevolmente dall'inizio è sbagliato». E le sembra piuttosto inquietante anche «questa ipotetica autarchia matriarcale» da autofecondazione: «Un bimbo per me nasce comunque da un incontro tra una donna e un uomo. Sia pure scelto in una banca del seme, benché in Italia non sia permesso». Da questa tecnica verrebbero al mondo solo femmine. «Quando ero incinta desideravo una femmina, e l'ho avuta, ma non arriverei a tanto».

© Copyright Corriere della sera, 1° febbraio 2008


Il genetista

Una speranza anti sterilità, con un dubbio

C'è un problema tecnico e c'è n'è anche uno etico-sociale

Edoardo Boncinelli

Le cellule del nostro corpo si dividono in due grandi categorie: le somatiche e quelle della linea germinale. Le prime costituiscono la gran massa del nostro corpo e ci fanno vivere. Le seconde sono messe da parte molto presto durante lo sviluppo embrionale e sono destinate solo a produrre i gameti: gli spermatozoi nel maschio e le cellule-uovo nelle femmine. Si tratta di due universi separati. Durante la vita alle cellule somatiche possono succedere le cose più strane, ma fino a che questi cambiamenti non raggiungono le cellule della linea germinale, non verranno ereditati dai figli e dai nipoti. Insomma la linea germinale è il tesoro nascosto, gelosamente custodito, del nostro corpo e della nostra vita. Sono la nostra immortalità biologica. In tutti i discorsi fatti in questi ultimi anni sulle staminali, si è sempre assunto implicitamente che si trattasse di produrre per questa via popolazioni di nuove cellule somatiche. Sono rarissimi i casi nei quali un gruppo di ricerca si è dedicato alla produzione di cellule della linea germinale o direttamente dei gameti. La notizia di ieri si riferisce proprio a qualcosa del genere, la produzione di gameti o di pre-gameti a partire da cellule adulte. Scientificamente è molto interessante e promettente, perché fa intravedere la soluzione di un formidabile problema biologico. Con questa impresa si completerebbe in sostanza il quadro della produzione ex novo di cellule del nostro corpo, di ogni tipo di cellula del nostro corpo. E scusate se è poco. E' evidente l'utilità di produrre gameti per una persona che non sa farlo o che lo fa imperfettamente. Il numero e la varietà delle forme di sterilità sono tali e tanti che la possibilità di far produrre gameti a persone che non lo possono fare, appare una sorta di miraggio, soprattutto in considerazione dell'attuale sensibile aumento delle sterilità maschili.

I DUBBI - Ma c'è sempre un ma. Anzi due: uno tecnico e uno etico-sociale. Il problema tecnico riguarda la cosiddetta «ricombinazione », un fenomeno genetico che interessa le cellule germinali prodotte per via normale. Prodotti in questa nuova maniera, questi gameti non subirebbero la ricombinazione e non sarebbero quindi «normali » a tutti gli effetti. Il problema etico-sociale riguarda invece la possibilità che così si apre di produrre gameti, e in particolare spermatozoi, da parte di persone che normalmente non lo farebbero affatto, nemmeno per via ordinaria. Una donna di una coppia omosessuale potrebbe in questa maniera produrre spermatozoi con i quali si potrebbero fecondare le cellule-uovo della compagna. Da una parte è un grande incremento di libertà — la scienza è libertà — dall'altra solleva problemi sociali difficili da ignorare. Ai posteri l'ardua sentenza.

Le conseguenze Una donna potrebbe con questa tecnica mettere incinta la compagna omosessuale

© Copyright Corriere della sera, 1° febbraio 2008 consultabile online anche qui

La scienza e' liberta'? Santo Cielo!!! Chiediamo ai deportati sopravvissuti se pensano che gli esperimenti di Mengele fossero un "atto di libertà"!
E non esagero: anche il citato criminale affermava di operare nel nome del progresso scientifico e per il bene dell'umanita'.
Resto veramente basita e non posso che ringraziare il Signore per averci donato un Papa che ci mette in guardia di fronte a certe "libertà".

R.

2 commenti:

Gianpaolo1951 ha detto...

Condivido il tuo "mostruoso", cara Raffaella!

euge ha detto...

mi associo al vostro commento cari Giampaolo e raffaella penso che mostruoso sia l'aggettivo più adatto per definire una simile deriva della così detta scienza. Mengele che tanto è stato condannato giustamente per le sue manipolazioni e per i sui vergognosi esperimenti, alla luce di tutto questo magari ora sarà considerato da chi lo ha condannato, colui che ha iniziato il nuovo cammino scientifico.
E' varamente l'era del diavolo e di tutto ciò che va violentemente contro Cristo ed il Suo infinito Amore.