14 febbraio 2008
Il Magistero di Benedetto XVI al centro di un incontro alla Radio Vaticana con mons. Fisichella
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Il Magistero di Benedetto XVI al centro di un incontro alla Radio Vaticana con mons. Fisichella
Una sintesi ragionata dei principali contenuti del magistero di Benedetto XVI: è stata quella offerta stamani da mons. Rino Fisichella, Rettore della Pontificia Università Lateranense e vescovo ausiliare di Roma, durante un incontro tenutosi presso la Sala Marconi della nostra emittente. Nel suo intervento, il presule ha messo in luce le linee guida del Pontificato di Benedetto XVI, a quasi tre anni dalla sua elezione. Ma quali sono questi punti fermi? Ce li spiega lo stesso mons. Fisichella, al microfono di Isabella Piro:
R. - Credo che il primo punto fermo sia la figura quanto mai profonda ed espressiva di Papa Benedetto XVI stesso, che con il suo insegnamento crea un tutt’uno. Penso che la testimonianza più grande sia quella dell’attenzione che viene data a ogni sua parola, ogni suo discorso: le piazze sono stracolme, c’è un’attenzione silenziosa quando il Papa parla e soprattutto sappiamo che molti meditano i suoi discorsi e il suo insegnamento.
Poi dovremmo inevitabilmente aggiungere quelli che sono i contenuti che forse potrei sintetizzare in tre punti fondamentali.
Il primo mi sembra una grande attenzione ai cambiamenti nella cultura contemporanea; il Papa esprime la sua preoccupazione per l’identità stessa dell’essere credenti e delle popolazioni che portano con sé una ricchezza di tradizione e di storia. Sulla base di questo mi sembra di poter riconoscere anche il costante richiamo alla dignità e alla sacralità della vita personale. Dobbiamo essere capaci di tenere sempre in primo piano l’attenzione, la vigilanza per la vita: davanti all’esigenza del progresso, della scienza, della tecnica, c’è il richiamo forte, costante, vigile, di Papa Benedetto XVI, a far sì che il progresso della scienza e della tecnica non abbiano a intaccare la dignità e la sacralità dell’esistenza personale.
Mi sembra che un altro punto che emerge con grande forza sia il tema della verità: promuovere la verità e soprattutto la necessità di fare in modo tale che ci sia sempre la piena consapevolezza che la dignità della persona umana si può coniugare e realizzare nella misura in cui c’è una costante indagine e ricerca della verità.
La grande sfida che all’epoca il cardinale Joseph Ratzinger aveva lanciato, di vivere nel mondo “Veluti si Deus daretur”, come se Dio esistesse, credo sia intimamente collegata con il tema della verità. Una persona non può mettere Dio fuori dal proprio orizzonte perché ne va della propria dignità, si impoverisce, non riesce a raggiungere la pienezza di quella umanità che possiede.
E, da ultimo, il grande tema della chiesa che deve essere capace di esprimere nel migliore dei modi la credibilità del Vangelo. Mi sembra che uno dei punti fondamentali del pensiero di Benedetto XVI sia quello della universalità della missione della Chiesa, quindi l’universalità si coniuga con la missionarietà. Un impegno concreto della testimonianza del saper superare anche i momenti difficili che si hanno, attraverso la certezza della speranza. Tutto questo penso si possa riportare alla grande intuizione della teologia di Joseph Ratzinger.
Il Papa comprende la fede con due termini che sono in lui caratteristici - "stehen" e "verstehen" - queste due parole che significano "stare" e "comprendere". La fede ci impone, ci provoca, ci chiede di essere presenti nel mondo ma di fare anche un grande sforzo di comprendere quello che avviene nel mondo e per il mondo.
D. – Benedetto XVI si è proposto come Pastore “mite e fermo”, un richiamo alla Prima Lettera di Pietro in cui si dice: “Date ragione della vostra speranza ... con dolcezza e rispetto” …
R. - Certo. La Prima Lettera di Pietro direi che è la Magna Charta della teologia fondamentale. L’apostolo dice proprio questo: siate pronti a rispondere a chiunque chiede ragione della speranza che è in voi ma questo sia fatto con dolcezza, con rispetto, e con retta coscienza. Non dimentichiamo che la mitezza biblica ha un suo significato: Mosè è indicato come l’uomo mite! Non è l’uomo silenzioso, l’uomo che si ritira. La mitezza è la forza del coraggio che viene per l’annuncio del Vangelo.
D. - Fra poco ci sarà la GMG di Sidney; il primo viaggio internazionale di Papa Benedetto XVI è stata la GMG di Colonia; nel frattempo, si è svolta l’Agorà dei giovani a Loreto …
R. - Io credo che i giovani vorrebbero stare sempre più vicini a Papa Benedetto XVI, lo vorrebbero tenere soltanto per loro. Il Papa li provoca alla riflessione, li provoca a prendere in seria considerazione la loro giovinezza e li provoca anche a guardare al futuro con speranza, con serenità.
Io credo sia questo il messaggio di cui i giovani hanno bisogno: guardare al proprio futuro senza dimenticare il proprio presente, di fondare nel presente la propria vita e, soprattutto, su questo presente il poter essere capaci di costruire un futuro che sia pienamente significativo. Il Papa li richiama a questo, a delle scelte coraggiose che hanno bisogno però anche di un’intelligenza e di un entusiasmo.
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