8 febbraio 2008

Il Papa: la fede non è un peso per l’uomo ma liberazione (Avvenire)


Vedi anche:

Vito Mancuso rifà da capo la fede cattolica. Ma la Chiesa dice no (Magister)

Svolta nella laica Francia «Anche i feti nati morti hanno diritto a un nome» (Filippi per "Il Giornale")

Inutile far finta di niente «L'inferno esiste ed è eterno» (Farina per "Libero")

La deriva della sperimentazione sugli embrioni umani: come si può generare un figlio con "riserva"?

Il Papa ai parroci e al clero della diocesi di Roma: "La fede non è un peso ma una liberazione per l'uomo" (Osservatore Romano)

CALENDARIO DELLE PROSSIME CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DAL SANTO PADRE

I rabbini al Papa: pausa nel dialogo (Accattoli per "Il Corriere della sera")

Il suicidio mediatico dello spirito critico: anche alla Sapienza si riflette sul discorso di Benedetto XVI (Osservatore Romano)

Sala stampa vaticana, due donne in corsa come «vice» (Corriere della sera)

Preghiere quotidiane e rose bianche per Benedetto XVI: parla la priora del monastero "Mater Ecclesiae" in Vaticano

Il Papa e la preghiera per gli Ebrei: facciamo un po' di chiarezza (Don Paolo Padrini)

Card. Kasper sulla modifica della preghiera per gli Ebrei: "Per un vero dialogo è necessario il rispetto delle reciproche diversità religiose"

Giovani, evangelizzazione, sfida educativa al centro dell'incontro di Benedetto XVI con il clero della diocesi di Roma (Radio Vaticana)

La cura del silenzio del cardinale Vanhoye (Rodari per "Il Riformista")

Pochi irriducibili anti Papa. La citazione di Feyerabend attribuita erroneamente a Ratzinger? Non essenziale! Il Papa ha difeso Galileo? Irrilevante!

Che delusione i racconti sulle onde neo-guelfe (Cerocchi risponde a Schiavone)

Non è la presenza di Dio ad alienare l’uomo, ma la sua assenza: senza il vero Dio, Padre del Signore Gesù Cristo, le speranze diventano illusioni...

Nella nuova preghiera non si chiede più la conversione degli ebrei, ma ci si limita a pregare per loro!

Clamoroso flop della tavola rotonda contro il Papa: solo una trentina di studenti, un pugno di docenti ma tanti giornalisti :-)

Lo accusano di oscurantismo, di incapacità di confrontarsi con gli altri, di essere nemico della scienza. Ma la storia di Ratzinger prova il contrario

Rosso "malpela" il razzismo inaccettabile nei confronti del "teutonico" Ratzinger (non se ne può più...!)

Copia e incolla da Wikipedia: 67 docenti per un errore (il testo integrale dell'articolo dell'Osservatore Romano a cura di Zenit)

IL PAPA E L'OSCURANTISMO INTOLLERANTE DEI LAICISTI UNIVERSITARI: LO SPECIALE DEL BLOG

LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte quarta (a cura di Gemma)

Ratzinger: "Il mio Concilio: ricordi dell'attuale Pontefice" (Reset e Repubblica)

Il Papa: la fede non è un peso per l’uomo ma liberazione

DA ROMA SALVATORE MAZZA

Hanno parlato di giovani, dell’urgenza dell’evangeliz­zazione, della sfida educa­tiva. Di dialogo e di servizio della ca­rità. Ed è stato un colloquio aperto, fatto di domande e risposte. Prota­gonisti il vescovo di Roma e i suoi sa­cerdoti, nello spirito di un «aiutia­moci reciprocamente» che, come ha animato l’incontro, deve ispira­re l’azione pastorale di ogni giorno. È stato questo ieri mattina l’incon­tro tra Benedetto XVI e i parroci e il clero di Roma, tradizionale appun­tamento di inizio Quaresima che, nell’Aula delle Benedizioni in Vati­cano, ha sentito risuonare nelle die­ci domande che altrettanti sacer­doti hanno posto al Papa, dopo l’in­dirizzo d’omaggio rivolto a nome dei presenti dal cardinale vicario Ca­millo Ruini, le preoccupazioni pa­storali che attraversano la diocesi. E, nelle risposte, la sollecitudine del pastore consapevole delle sfide che i suoi sacerdoti si trovano, in prima linea, ad affrontare.
Come sempre in queste occasioni, l’incontro si è svolto a porte chiuse, proprio per permettere il massimo della libertà ai partecipanti. È pos­sibile che oggi, o nei prossimi gior­ni, la trascrizione del colloquio sia diffusa dalle fonti ufficiali, ma già quanto riferito ieri dalla Radio Vati­cana e da L’Osservatore Romano dà una buona misura dell’intensità, e della portata, degli argomenti che Papa Ratzinger ha affrontato.
A proposito dei giovani, che stando a quanto riferito dai due media è stato uno degli argomenti prevalenti del colloquio, Benedetto XVI ha sot­tolineato come sia oggi difficile per un ragazzo vivere da cristiano, visti gli stili dominanti di vita. Diventa allora fondamentale che i sacerdo­ti sappiano testimoniare che ogni uomo possa davvero conoscere Dio, che possa essergli amico e cammi­nare assieme a Lui. Per questo, ha osservato a proposito dell’impor­tanza della presenza di Dio nell’e­ducazione, riprendendo la sua Let­tera alla diocesi di Roma, non è mai sufficiente una formazione profes­sionale senza una formazione del cuore, senza la presenza di Dio. La fede infatti non è un peso per l’uo- mo, ma una liberazione, e per que­sto offrendola agli altri il cristiano contribuisce alla costruzione di un mondo più giusto e riconciliato.
Parlando poi della Quaresima, Pa­pa Ratzinger ha detto che questo tempo «potrebbe anche essere un tempo di digiuno delle parole e del­le immagini, perché abbiamo biso­gno di un po’ di silenzio. Abbiamo bisogno di uno spazio senza il bom­bardamento permanente delle im­magini... di crearci spazi di silenzio e anche senza immagini, per ria­prire il nostro cuore all’immagine vera e alla Parola vera».

Poco dopo, rispondendo a un sacerdote india­no a Roma da alcuni anni, Bene­detto XVI ha affrontato il tema del­l’evangelizzazione, riprendendo la Nota sul tema approvata recente­mente dalla Congregazione per la dottrina della fede. Dialogo, ha ri­badito, vuol dire rispetto dell’altro. Ma questa dimensione del dialogo, così necessario, ha precisato, non e­sclude l’annuncio del Vangelo, do­no della Verità che non possiamo a­vere solo per noi stessi, ma dobbia­mo offrire anche agli altri. Missione non è imposizione, ma è offrire il dono di Dio lasciando che la sua bontà ci illumini, altrimenti trascu­reremmo un dovere. Saremmo in­fedeli anche noi se non propones­simo la nostra fede, pur rispettan­do la libertà dell’altro. Per noi, di­cono molti non cristiani, ha ag­giunto, la presenza del cristianesi­mo ci aiuta anche se non ci conver­tiamo. Per Gandhi, per esempio, ha ricordato il Papa, il Sermone della Montagna era un punto di riferi­mento che ha formato tutta la sua vita. Il lavoro missionario è fonda­mentale. Dialogo e missione dun­que non si escludono, ha aggiunto, ma anzi si richiamano l’un l’altro.
Non sono mancati, nel colloquio, anche i momenti di buonumore. Come quando, nel rispondere a u­na domanda particolarmente im­pegnativa, ha esordito: «Grazie per questo intervento. Naturalmente, lei sa bene, che le domande sono così grandi che avremmo bisogno di almeno un semestre di teologia per rispondere…».
Il Papa s’è quindi soffermato anco­ra sull’importanza dei Novissimi, ri­conoscendo che forse oggi nella Chiesa si parla troppo poco del pec­cato, come anche del Paradiso e del­l’Inferno. Anche per questo, ha det­to, «ho voluto parlare del Giudizio Universale nell’enciclica Spe Salvi.
Chi non conosce il Giudizio ultimo non conosce la possibilità del falli­mento e la necessità della reden­zione. Chi non lavora per il Paradi­so non lavora neanche per il bene degli uomini sulla Terra. Nazismo e comunismo, ha affermato, che vo­levano cambiare solo il mondo, lo hanno distrutto». Infine, ha messo l’accento sul ruolo sempre più si­gnificativo dei diaconi (oltre cento a Roma), rammentando che dob­biamo ringraziare i padri del Con­cilio Vaticano II se è stato ripristi­nato nel suo valore.
Parlando di missione Ratzinger ha detto che il dialogo non esclude l’annuncio del Vangelo Poi il richiamo: diamo più spazio ai Novissimi Giovani, educazione, servizio della carità, evangelizzazione, tra i temi toccati nel dialogo con i parroci e il clero di Roma. «Quaresima tempo per digiunare da parole e da immagini»

© Copyright Avvenire, 8 febbraio 2008

i temi

IL DIACONATO

Quel ministero «riscoperto» dal Vaticano II
Nel dialogo con il clero di Roma, ieri il Papa si è soffermato anche sul diaconato permanente, ministero «rinato» dopo il Vaticano II, che ne parla al numero 29 della costituzione dogmatica «Lumen gentium». Nel 1967 Paolo VI pubblicava il motu proprio «Sacrum diaconatus ordinem» che fissava le norme canoniche sul diaconato permanente, mentre è del 1968 la costituzione apostolica «Pontificalis romani recognitio», che stabiliva il nuovo rito per l’ordinazione. Nel 1972, poi, con due documenti Montini dava nuova forma alle tappe verso il diaconato. Indicazioni recepite dalla Cei con la nota «I ministeri nella Chiesa» del 1973. Nel 1967 la Chiesa italiana aveva già dedicato al tema il documento «La restaurazione del diaconato permanente in Italia». In questi 40 numerosi sono stati i documenti e le indicazioni normative per il diaconato, come il direttorio pubblicato nel 1998 dalla Congregazione per il clero.

© Copyright Avvenire, 8 febbraio 2008


I NOVISSIMI

Le «realtà ultime» che insegnano la speranza

Anche il «Giudizio» è «un luogo di apprendimento della speranza». Lo ha ricordato Benedetto XVI nella sua enciclica «Spe salvi», che nell’ultima parte dedica uno spazio ai «Novissimi». E proprio su quest’ultimo tema il Papa è tornato ieri, a indicare l’importanza che il discorso sulle «cose ultime» deve assumere non solo nella predicazione ma anche nella vita quotidiana delle comunità cristiane. Nell’enciclica di Ratzinger, ai numeri 42-48, è contenuta una breve ma efficace sintesi sulla teologia che sorregge la visione riguardo a questi temi. Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso (i Novissimi) vengono messi a confronto con il tema della giustizia divina. Il Papa li libera, così, il «giudizio divino» da una visione cupa, ricordando che in esso si realizza una «compenetrazione di giustizia e grazia: il nostro modo di vivere non è irrilevante, ma la nostra sporcizia non ci macchia eternamente, se almeno siamo rimasti protesi verso Cristo, verso la verità e verso l’amore».

© Copyright Avvenire, 8 febbraio 2008


L’«INFO-ETICA»

«Parole e immagini» al servizio dei valori

«I media non sono soltanto mezzi per la diffusione delle idee, ma possono e devono essere anche strumenti al servizio di un mondo più giusto e solidale», scrive Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2008 (4 maggio). Un messaggio che ben si concilia con il richiamo ad «aprire il nostro cuore all’immagine vera e alla parola vera» che il Papa ha lanciato ieri ai preti di Roma, ricordando il «bombardamento» di immagini in cui oggi siamo immersi. Rileggendo in controluce i due discorsi vi si scorge un invito a rimettere i mezzi di comunicazione al servizio dei valori e dare forma a una «info-etica». Si tratta però non solo di pensare un’etica dell’informazione, ma anche di rendere gli operatori della comunicazione veri portavoce dei valori. «La ricerca e la presentazione della verità sull’uomo – sottolinea Ratzinger nel messaggio per il 4 maggio – costituiscono la vocazione più alta della comunicazione sociale».

© Copyright Avvenire, 8 febbraio 2008

3 commenti:

mariateresa ha detto...

cara amica, la celebrità ti insegue. Oggi sei citata nel blog del Sig. Accattoli.
Domani, chissà...
ehehehehe

Anonimo ha detto...

Ciao Mariateresa, il merito e' tutto di Gemma :-)

Gianpaolo1951 ha detto...

Cara Raffaella, noto con piacere che la virtù della modestia - e non solo - alberga in te!