9 febbraio 2008

Messa tridentina: il rabbino Laras insiste nell'accusare il Papa (e il cardinale Kasper)


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Caro direttore, in relazione all'attuale e spiacevolissima vicenda riguardante la preghiera per gli ebrei della liturgia del Venerdì Santo, secondo il vecchio rito latino, il Cardinale Kasper, responsabile del Vaticano per il dialogo con l'Ebraismo, nell'intervista al Corriere svolge alcune considerazioni circa il documento emanato dall'Assemblea Rabbinica Italiana a proposito delle modifiche apportate da Papa Benedetto XVI alla preghiera suddetta. Egli afferma tra l'altro: «Ci si deve accettare e rispettare nelle diversità».
Sono pienamente d'accordo, ma non posso fare a meno di chiedermi a quale «rispetto» il Cardinale si riferisca, allorché la parte cattolica definisce l'altra (quella ebraica) bisognevole di salvezza mediante la conversione alla fede in Gesù Cristo Salvatore, che, tradotto in termini più semplici, significa considerare l'interlocutore di fede ebraica detentore di una fede fallace e inconsistente, incapace di salvare.
Il fatto poi che l'invocazione alla conversione degli ebrei venga fatta ricondurre a un testo di Paolo di Tarso (o a una sua particolare interpretazione?) non mi sembra cambiare di molto la realtà delle cose, dato che, comunque, si poteva benissimo impiegare in traduzione latina la formulazione post-conciliare voluta da Papa Paolo VI, scritta in ben altri termini, con ben altro spirito e, soprattutto, con ben altra sensibilità. E si consideri, inoltre, che gli insegnamenti e gli orientamenti post-conciliari tendenti a presentare gli ebrei e l'Ebraismo nella giusta luce non sono ancora, purtroppo, conosciuti sufficientemente dalla maggioranza dei fedeli cattolici. Ma perché, allora, non si è voluto introdurre nel vecchio rito, proprio la formula di Paolo VI, seppur in traduzione latina?
Ce lo dice sempre il Cardinale Kasper: perché l'attuale Papa ha voluto richiamare la centralità di Gesù Cristo. Perché — ed è sempre il Card. Kasper a parlare — non dovremmo poter adottare le formule liturgiche che maggiormente ci aggradano?
La risposta potrebbe sembrare ineccepibile, se non ci ricordassimo — cattolici ed ebrei — che oggi, sullo sfondo di qualsiasi nostra possibile considerazione in materia, esiste, ormai consolidato in teoria da decenni, il Dialogo ebraico-cattolico.
Anzitutto, è bene ricordare che fu la «politica delle conversioni forzate», assieme alla denuncia della «perfidia giudaica », entrambe infelicemente sintetizzate proprio nell'antica formulazione di questa preghiera, a consolidare le basi dell'«insegnamento del disprezzo » e a instaurare così nei fedeli sentimenti antisemiti. Si tratta cioè di una formula liturgica che appartiene alla «macchina» dell'armamentario teologico antigiudaico che ha contraddistinto, fino al Concilio Vaticano II, buona parte della teologia cattolica ufficiale.
Si immagini, poi, in via del tutto ipotetica, in analogia con la situazione di cui ora si discute, che gli ebrei svilissero la fede cristiano-cattolica e si mettessero a pregare perché «Dio illumini i credenti di tale religione, in modo che essi si convertano al più puro monoteismo di Israele».
Dove si andrebbe a finire con un tale modo di pensare e di agire? Si giungerebbe soltanto all'inasprimento dei vicendevoli rapporti, all'inevitabile allontanamento gli uni dagli altri, alla definitiva compromissione del Dialogo.
Si vuole questo? Che si insista allora su questa linea, che non potrà non portare altro che al naufragio del Dialogo e alla dissipazione di un patrimonio, di incommensurabile valore, fatto di passione, sentimento, impegno morale e intellettuale, sforzi reciproci volti all'avvicinamento dei cuori, con buona pace di Jules Isaac, del Cardinale Agostino Bea, di Martin Buber e di Avraham Yehoshua Heschel, e, in tempi più recenti, di Papa Giovanni Paolo II, di Elia Kopciowski e di Elio Toaff, della Comunità di Sant'Egidio, del Cardinale Carlo Maria Martini, di Paolo De Benedetti e di molti altri ancora.
Giuseppe Laras
Presidente dell'Assemblea Rabbinica Italiana

© Copyright Corriere della sera, 9 febbraio 2008


Leggiamo:

La risposta potrebbe sembrare ineccepibile, se non ci ricordassimo — cattolici ed ebrei — che oggi, sullo sfondo di qualsiasi nostra possibile considerazione in materia, esiste, ormai consolidato in teoria da decenni, il Dialogo ebraico-cattolico.

Sono sicura, quindi, che il rabbino Laras non avra' alcun problema a discutere con i Cattolici l'opportunita' di mantenere certe frasi offensive verso la Santa Vergine e Gesu', contenute nel Talmud, il libro che raccoglie l’insegnamento tradizionale dei rabbini.
In nome del dialogo si puo' fare o sbaglio?


Anzitutto, è bene ricordare che fu la «politica delle conversioni forzate», assieme alla denuncia della «perfidia giudaica », entrambe infelicemente sintetizzate proprio nell'antica formulazione di questa preghiera, a consolidare le basi dell'«insegnamento del disprezzo » e a instaurare così nei fedeli sentimenti antisemiti.

Mi sembra un po' troppo...

...sforzi reciproci volti all'avvicinamento dei cuori, con buona pace di Jules Isaac, del Cardinale Agostino Bea, di Martin Buber e di Avraham Yehoshua Heschel, e, in tempi più recenti, di Papa Giovanni Paolo II, di Elia Kopciowski e di Elio Toaff, della Comunità di Sant'Egidio, del Cardinale Carlo Maria Martini, di Paolo De Benedetti e di molti altri ancora.

Il rabbino Laras sa chi ha fornito le basi teologiche per il dialogo ebraico-cristiano? Sa chi ha preparato con cura la visita di Giovanni Paolo II in sinagoga? Si', e' stato quel Joseph Ratzinger i cui meriti tutti oggi fingono di ignorare.
Ripeto ancora una volta la domanda: perche' questa polemica viene fuori ora? Perche' nessuno si e' mai lamentato con i predecessori di Papa Benedetto che hanno mantenuto, intatta, la preghiera da pronunciarsi il Venerdi' Santo nelle celebrazioni secondo il rito tridentino? Come mai Benedetto XVI sbaglia sempre e si dimentica il lavoro fatto dal teologo e dal cardinale Ratzinger per agevolare il dialogo fra Cattolici ed Ebrei?

R.

12 commenti:

mariateresa ha detto...

Sono ottime domande Raffaella, quelle che poni.
Nella seconda parte di questo articolo Allen del National Catholic Reporter parla di questa vicenda
http://ncrcafe.org/node/1600
Secondo il mio modesto avviso, nè lui, nè Fisher sul New York Times hanno trattato la vicenda con il livore, ormai cronico come l'ulcera, e i termini di Repubblica e la cosa mi fa pensare, poi un giorno vi dirò cosa penso.
Spero con tutto il cuore che si arrivi alla comprensione reciproca, anche se vedo che, gira e prilla, è la Dominus Jesus che si vorrebbe archiviare, anche se GPII l'ha difesa pubblicamente.
Si ricorda, infatti,solo quello che fa comodo e non solo su questa vicenda. Esiste una memoria selettiva piuttosto diffusa.
Insomma ci si dovrebbe astenere dall'affermare che Gesù è il Salvatore altrimenti si torna indietro di 40 anni, come dice Di Segni,anche se questa affermazione è sempre stata fatta dalla Chiesa.
E come avrebbe potuto tacerla?
E pensare che il Cardinale Ratzinger veniva definito come il più filoisraeliano del Sacro Collegio.....

Anonimo ha detto...

Ciao Mariateresa, pare che tutti si siano dimenticati degli sforzi del teologo, del cardinale e del Papa Ratzinger per rafforzare il dialogo con il mondo ebraico.
Sembra che non abbia alcuna importanza il fatto che egli abbia sempre affermato che c'e' piena continuita' fra Ebraismo e Cristianesimo, abbandonando cosi' la "teoria della sostituzione".
Mi auguro che tutti, soprattutto i media, recuperino la memoria come avviene nelle migliori soap :-)
Mi chiedo: come mai i giornalisti si fanno paladini ora del popolo ebraico, ora di quello musulmano, ora degli scienziati, ora di alcuni vescovi, ma si fa tanta fatica a trovare chi si fa paladino di Joseph Ratzinger?

Anonimo ha detto...

Proviamo a leggere la "Preghiera delle 18 benedizioni" riportata da questo sito (in fondo alla pagina), prestando particolare attenzione al numero 12:

http://www.finestramedioriente.it/Patrimonio%20Antico/Preghiere/Preghiere.htm

Un'occhiata va data pure a questo, per completezza: http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=15352

Dopodiché, per favore, i nostri fratelli maggiori ebrei pensino alle loro preghiere e noi penseremo alle nostre.

Luisa ha detto...

La tua analisi non fa una piega, cara Raffaella, e se le tue domande sono giustificate purtroppo non avranno risposta, perchè se i responsabili ebrei sono forti per ciriticare e giudicare, sono agli abbonati assenti quando si tratta di rispondere a certe domande, anzi nemmeno le prendono in considerazione.

Immagino facilmente la reazione ebrea se un responsabile cattolico si permettesse di dire : "potreste benissimo modificare certi vostri testi liturgici....
Mentre il rabbino Laras senza problemi crede poter dare lezioni al Papa dicendo :

"...si poteva benissimo impiegare in traduzione latina la formulazione post-conciliare voluta da Papa Paolo VI, scritta in ben altri termini, con ben altro spirito e, soprattutto, con ben altra sensibilità."

Come te Raffaella, trovo molto sospetta questa insistenza di Laras contro Benedetto XVI, perchè adesso, perchè non prima? Perchè questo attacco?
E ripeto quali sono stati gli sforzi ebrei ,le loro concessioni ?
Come possono sentirsi in diritto di dare lezioni a Benedetto XVI ?
Quanto poi a permettersi di paragonare la sensibilità di Paolo VI a quella di Papa Benedetto, preferisco non dire il fondo del mio pensiero, a rischio di definitivamente farmi accusare di anti-semitismo...

Luisa ha detto...

Il dialogo sì, ma se bisogna venire a vergognarsi di Gesù Cristo, sopprimerne il nome, come se si cancellasse un ostacolo .....allora non sarebbe più dialogo ma un appiattimento, un compromesso a scapito della Verità.
Eppure certi sacerdoti o "teologi" questo passo sono pronti a farlo....un sacerdote che accetta di non nominare Gesù Cristo...,che crede che non fare il nome di Gesù può aiutare il dialogo.....la cosa mi sembra talmente assurda e vergognosa ...eppure è una triste realtà.

Anonimo ha detto...

se i papi precedenti non fossero stati ossessionati dalla smania di farsi belli ratzinger non sarebbe in questa situazione.

Gianpaolo1951 ha detto...

Cara Raffaella, mi dispiace davvero doverlo ripetere, ma gli ebrei sono disposti solo a concedere “uno” in cambio di “mille”! Condizione questa, che può servire anche per mascherare un preventivo rifiuto al dialogo, addossando poi la colpa alla controparte, come nel caso in questione!
Praticamente noi cattolici dovremmo rinunciare in parte al nostro “Credo” in cambio di … … … già, in cambio di che cosa?!?
In cambio di un bel niente!!!

Luisa ha detto...

La preghiera delle Diciotto Benedizioni ("Thefillah")

12 "....Per gli apostati non ci sia speranza e il regno insolente [cioè l'impero romano] venga presto sterminato, nei nostri giorni. I nazareni [i giudeocristiani] e gli eretici periscano subito e siano abrasi dal libro della vita, né siano iscritti insieme ai giusti. "

Beh forse qualcosa da dire ci sarebbe...
In realtà, non mi permetterei mai di domandare agli ebrei di modificare le loro preghiere, ma mi sento in diritto di rifiutare che le mie preghiere siano giudicate e di esigere, anche in questo campo, la reciprocità .
I diritti non sono sempre e solo dalla stessa parte.

Luisa ha detto...

Per chi legge il francese, interessante la visita al blog di Béatrice, "Benoît et moi" avec une traduction de l`article de J. Allen

http://benoit-et-moi.fr/2008/000000996f10e7024/0000009a170981520/0455009a3f092fd01.html

Anonimo ha detto...

Luisa ha scritto citando un passo delle "Thefillah", che volentieri riproduco:

"....Per gli apostati non ci sia speranza e il regno insolente [cioè l'impero romano] venga presto sterminato, nei nostri giorni. I nazareni [i giudeocristiani] e gli eretici periscano subito e siano abrasi dal libro della vita, né siano iscritti insieme ai giusti. "

A differenza tua, Luisa, considerato che gli alcuni fra gli ebrei amano interessarsi di problematiche non di loro pertinenza, sarebbe sommamente opportuno cominiciare a chiedere conto di alcune loro espressioni cultuali: almeno come provocazione, non credi?

Luisa ha detto...

Piero, quando dico che non mi permetterei di chiedere agli ebrei di modificare le loro preghiere, è perchè, già dapprima so che non sarei ascoltata se non derisa...., ma anche perchè mi dico, che in realtà sono liberi di pregare come "bon leur semble" che da pressapoco, come "piace"a loro, ma sopratutto domando la reciprocità, il minimo che possono e devono fare gli ebrei è di cominciare a guardare all`interno delle loro mura e dei loro testi liturgici...poi ne riparleremo...

Guando penso che Laras, in un` intervista a Tornielli aveva osato dire che il Gesù e la Maria, insultati nei testi ebraici non era dato per certo che fossero Gesù Cristo e Sua madre, Maria !!
A tutto c`è un limite, anche alla malafede, forse bisognerebbe dire a Laras e ai suoi amici che i cattolici non sono tutti degli imbecilli da prendere in giro!

euge ha detto...

Cara Raffaella le domande che tu hai giustamente riproposto, secondo me non avranno mai una risposta. L'ostinazione in particolare di Laras mi lascia senza parole. In un altro post facendo il paragone con ciò che avvenne nel dopo Ratisbona, dissi che poi alla fine anche coloro che in un certo senso erano i più agguerriti contro quel discorso, poi dopo averlo letto e riesaminato, si dovettero loro malgrado ricredere e si è aperto un fronte di dialogo con i musulmani che sembrava impensabile ed impossibile. Qui c'è una ostinazione contro il Papa che ha dell'assurdo; come avrebbe dell'assurdo e dell'ammissibile, il fatto che i cattolici debbano rinunciare al loro credo. Come ha detto giustamente il Card.Kasper accusato da questi signori insieme al Papa, non si può instaurare un dialogo schietto, sincero e valido, senza evidenziare le differenze ma, non si può a sua volta, pensare di instaurare un dialogo condannando ed ingiurindo Papa Benedetto; l'unico che ha cambiato completamente il testo della preghiera sugli ebrei. Sentirsi popolo eletto, non vuol dire pensare di essere immuni dagli errori, dagli sbagli e quant'altro e neanche pensare che se un cattolico prega per la conversione di un ebreo si possa considerarlo addirittura un offesa o un atto di intolleranza. In tutte le religioni si parla di conversione e non vedo perchè prendersela così; evidentemente ci si sente talmente perfetti da non aver bisogno di nulla e di nessuno; allora in questo caso si sfiora la presunzione. Nessun essere umano ebreo o cattolico che sia è perfetto nel senso che non può pensare di non riconoscere i propri limiti prima di fornte a Dio e poi di fronte agli altri fratelli. Posso condividere in parte ciò che dice Cartesio e mi spiego:
Questi argomenti in passato non sono mai stati affrontati pienamente e completamente ma, forse solo marginalmente per motivi che non ci è dato sapere ma, è chiaro che prima o poi dovevano essere affrontati se si vuole parlare seriamente di ecumenismo; oggi ci troviamo in un momento in cui si devono affrontare anche a costo di essere impopolari come sta accadendo a Benedetto XVI; l'unico in grado per la sua preparazione, di tentare di risolverli ( visto che in molti tentano di impedirglielo).
Mi auguro che questo atteggiamento di contrapposizione dettato probabilmente solo dal pregiudizio e dalla cecità della mente e dell'anima, termini al più presto lasciando il posto ad un sereno e schietto dialogo.